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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cona

Cona, tensioni tutto il giorno. Autopsia: morte naturale. Ministro: via 100 ospiti già mercoledì

Forze dell'ordine nel centro di accoglienza dopo il decesso di una 25enne. Sindaco Panfilio: "Abbandonati". Questore: "Lavoriamo per incontro col prefetto". Bloccato il furgone del pranzo, arrivano gli agenti in tenuta antisommossa. Decesso per tromboembolia polmonare

"Come inside, vieni dentro. It's cold, it's cold everywhere". L'ex base militare di Conetta diventa un caso nazionale. Un bubbone la cui esplosione per certi versi era annunciata: 1.400 persone ospitate nell'ex compendio, nel "campo", come lo chiamano loro. Le condizioni di vita non sono certo semplici, specie ora che il freddo ti entra dentro. C'è chi gira in ciabatte, chi chiede a gran voce di venire a vedere com'è la vita lì. Nella base. Martedì le tensioni durano per quasi tutto il giorno, verso sera la prefettura comunica con una nota che si procederà da subito alla riduzione del numero di ospiti su disposizione del ministro dell'Interno. "Saranno trasferiti già dalla mattinata di domani (4 gennaio, n.d.r.) 100 migranti presso le strutture della Regione Emilia Romagna".

La situazione all'interno del campo di Conetta

A Cona la morte di Sandrine Bakayoko, 25enne ivoriana, è stata la miccia che ha fatto saltare gli equilibri (sulla vicenda è stato aperto un fascicolo d'indagine dalla Procura per accertare come siano andati i fatti, al pari delle successive proteste nella nottata). La giovane donna è collassata mentre si trovava nei bagni della struttura. I richiedenti asilo raccontano che era da qualche settimana che non stava bene. Poi la tragedia. Si sparge in un paio d'ore la notizia. Secondo alcuni ospitati i soccorsi sarebbero stati chiamati in ritardo, eventualità seccamente smentita sia dalla Regione, sia dall'azienda sanitaria di Piove di Sacco, dove la vittima è stata trasportata in condizioni critiche verso le 13 di lunedì. Secondo l'autopsia il decesso sarebbe da addebitare a una trombosi bilaterale. Nessun virus, nessun atto violento. Una morte impossibile da evitare, anche con i soccorsi dei sanitari. Stabilita la causa del decesso, però, la Procura continua a indagare compiendo tutti gli approfondimenti del caso sulle fasi precedenti al collasso. Analogamente saranno compiuti tutti gli accertamenti relativi alla possibile commissione di reati nella fase della protesta. La Digos sta visionando i video, identificando i facinorosi. Una relazione sarà inviata alla magistratura, che deciderà se ci saranno eventuali profili di reato. Allo stato sembra difficile possa configurarsi la fattispecie di sequestro di persona. In ballo anche il reato di danneggiamento.

Cona, il giorno dopo la tragedia e le proteste

Lunedì è stata comunque rivolta: accesso alla base bloccato, fuochi accesi per scaldarsi e la trentina di dipendenti della cooperativa di turno che si sono rifugiati in un prefabbricato per motivi di sicurezza. La situazione si è sbloccata solo verso l'1.30 di martedì. Dopodiché, dopo qualche ora, decine di giornalisti sono "calati" su Conetta, rendendo l'ex base militare un simbolo di eco nazionale. Tanto che il ministro dell'Interno, Marco Minniti, riferirà in commissione sull'accaduto e sul modello di ospitalità predisposto nel Veneziano.

I 1.400 richiedenti asilo (di cui appena 25 sono donne) hanno chiesto un incontro con il prefetto Carlo Boffi già di prima mattina, dopodiché si è lavorato a lungo per raggiungere l'obiettivo: "Bisogna usare la politica del buonsenso - ha dichiarato il questore Angelo Sanna, sul posto al pari del maggiore Andrea Mattei, comandante della compagnia dei carabinieri di Chioggia - ma l'incontro ci sarà solo se ci saranno comportamenti rispettosi della legalità". Il dirigente della Digos, Daniele Calenda, e del commissariato di Chioggia, Antonio Demurtas, hanno lavorato per mettere in piedi una specie di delegazione degli ospitati, ma sono troppe le voci e le nazionalità. L'operazione non è andata a buon fine. C'è soprattutto da stabilire quali siano esattamente le richieste dei manifestanti, alcuni dei quali collegano la morte della giovane alle condizioni nella base. Ma nei vari sopralluoghi effettuati nei mesi scorsi non sono stati riscontrati particolari elementi di disagio o invivibilità da parte della prefettura. Tutti i servizi della cooperativa funzionerebbero e rispetterebbero le norme.

Intanto l'onda emotiva della morte della ragazza ha indotto la componente ivoriana, minoritaria ma più agguerrita, a inscenare un'ennesima protesta nell'ex base militare: al momento dell'arrivo dei furgoni con il pranzo il cancello verso le 13 è stato bloccato di nuovo. Sono intervenuti gli agenti in tenuta antisommossa, sia della squadra volante della questura, sia del battaglione San Marco dei carabinieri. Lo stallo è durato per circa un'ora, dopodiché il camioncino ha potuto superare la soglia dell'ex compendio militare. Ma in pochi avrebbero consumato il pasto. Anzi, c'è stata anche una scaramuccia tra 2 o 3 richiedenti asilo. Due dei quali sono rimasti contusi. Colpiti da una specie di sbarra.

I migranti puntano il dito contro le condizioni di vita in cui si trovano: "E' freddo - racconta uno di loro - ci curano per tutto con il paracetamolo, stiamo male. Io amo l'Italia, vorrei stare qui. Ma non nel campo. Ero venuto qui perché mi hanno parlato di un popolo ospitale. Ma il campo è una cosa bruttissima". Le ore passano: qualche tafferuglio, qualche momento di tensione. Gli ospitati escono, parlottano. Denunciano. "E' il modello che è sbagliato - attacca il sindaco di Cona, Alberto Panfilio - questa gente non viene messa in condizione di avere gli strumenti per integrarsi una volta fuori di qui. La politica ha sbagliato". Lo certificano decine di richiedenti asilo che ti accerchiano per chiedere un'unica cosa. All'unisono: "Vieni dentro, filma. Documenta. Così noi non possiamo vivere". A metà pomeriggio arriva il viceprefetto Vito Cusumano ed entra per un sopralluogo assieme al presidente della coop che gestisce l'ex base.

"Ci sono delle responsabilità che vanno accertate - ha dichiarato il questore - Per ora possiamo solo ricostruire una parte degli eventi. La porta del bagno era chiusa dall'interno, è stata sfondata da un ivoriano che poi è stato sentito. Mi risulta che l'arrivo dell'ambulanza sia avvenuto nei tempi tecnici necessari ai soccorsi. La donna è stata trasportata subito in ospedale. Due ore dopo, quando si è sparsa la voce, è partita la protesta: i manifestati hanno bloccato l'ingresso del campo di accoglienza e non è stato più possibile entrare né uscire, così gli operatori della cooperativa si sono trovati in mezzo e si sono chiusi negli uffici". Un momento di forte tensione durato ore. Poi, finalmente, la svolta: "Con pazienza il personale della questura ha risolto la situazione - è la conclusione del resoconto - E le persone bloccate si sono allontanate". Alla domanda se sia ipotizzabile un'indagine per sequestro di persona, il questore risponde: "Cerchiamo di avere buon senso, dobbiamo rasserenare gli animi. Aspettiamo le risultanze dell'autopsia, poi decideremo come muoverci".

MORTE PER TROMBOSI. La giovane donna è morta per trombosi. L'indicazione arriverebbe proprio dall'esito dell'autopsia. "La causa della morte della giovane è stata accertata - ha detto all'Ansa Lucia D'Alessandro, il sostituto procuratore della Repubblica di Venezia a cui è stato affidato il caso - Si tratta di una trombo-embolia polmonare bilaterale". Escluse totalmente ipotesi legate a fatti violenti o a malattie virali contagiose.

IL SINDACO: "ABBANDONATI". Sul posto anche il sindaco di Cona, Alberto Panfilio, che commenta: "I cittadini sono arrabbiati, siamo abbandonati a noi stessi. Ciò che non è mai giunto dalle istituzioni è l’informazione, non ci hanno mai comunicato nulla. Ringrazio i cittadini, che non condividono quanto sta succedendo ma non hanno eretto barricate, evitando di dare uno spettacolo ancora più brutto come quello visto a Gorino".

ANCORA TENSIONE IN MATTINATA. L'agitazione nella base comunque resta, i profughi martedì mattina ribadiscono la volontà di ottenere condizioni migliori e di andarsene prima possibile. Soprattutto alla luce della tragedia appena avvenuta. "Non vogliamo stare in questo campo - spiega uno di loro - Noi abbiamo chiesto la protezione internazionale, qui non si vive". E poi invita i giornalisti a entrare per vedere con i propri occhi, solo che non si può. "Siamo più di mille - spiega un altro - È tutto freddo, siamo sistemati in tende, in piccoli letti. L'acqua è fredda, il cibo è freddo. Qualcuno è morto per il freddo qui. Non è giusto". Verso le 13 polizia si schiera in tenuta antisommossa in previsione dell'eventuale arrivo del prefetto. Viene bloccato l'ingresso del furgone che porta il pranzo, c'è qualche tafferuglio.

"SOCCORSI PUNTUALI". Il governatore Luca Zaia ha esposto il timing dei soccorsi così come riportato dalla direzione generale dell’Ulss Euganea: "Arrivo chiamata di soccorso a Suem 118: ore 12:48; uscita ambulanza Cavarzere 12:57; uscita automedica Piove di Sacco con a bordo medico, infermiere professionale e autista soccorritore: ore 12:59:57; arrivo sul posto ambulanza Cavarzere: ore 13:09; arrivo sul posto auto medica: ore 13:15:48. Ai sanitari la signora Sandrine appariva in arresto cardiorespiratorio, ipotermica, con trisma mandibolare. Riscontrata asistolia. Praticato massaggio cardiaco esterno. Tentata intubazione orotracheale con successivo posizionamento di maschera laringea. Somministrata una fiala di adrenalina. Mai comparso al monitor un ritmo defibrillabile, né si è assistito alla ripresa del circolo. Ripartenza dell’ambulanza di Piove di Sacco con la paziente a bordo (proseguendo i tentativi rianimatori): ore 13:31: 58. Arrivo al pronto soccorso di Piove di Sacco e constatazione del decesso: ore 13:46:20. Si precisa che la chiamata di soccorso è stata effettuata da una persona che parlava italiano con accento straniero e si è qualificata come “dottoressa”. Si precisa, inoltre, che la richiesta telefonica di soccorso è registrata ed è a disposizione delle autorità inquirenti".

L'UGL POLIZIA DI STATO. "Siamo qui a denunciare ancora una volta, e adesso di fronte alla morte di un essere umano, una situazione ormai insostenibile da troppo tempo - dichiara il sindacato Ugl polizia di Stato - Non ci stancheremo mai di dirlo al prefetto, persona deputata alla gestione dei profughi, la base di Conetta va da subito alleggerita, ma con la previsione di chiuderla definitivamente. Ora la base è oramai stracolma di profughi, provenienti da diversi paesi dell’Africa. Ora, complice la stagione invernale, ci fa tranquillamente dire che la situazione di Conetta è secondo noi tra le più “pesanti” che esistano in Italia. E’ assurdo e pericoloso, poter pensare che in caso di bisogno (risse, proteste) ad intervenire inizialmente siano solamente due operatori della volante proveniente da Chioggia e altri due colleghi della radiomobile dei carabinieri. La scelta di raggruppare un così alto numero di profughi in una sola struttura, peraltro presente in una frazione che conta nemmeno 200 abitanti, la giudichiamo fallimentare e pericolosa, in primis, per gli operatori della cooperativa che opera all’interno, che sono rimasti all’interno sino alle due di notte, e poi per le forze dell’ordine che sono chiamate ad intervenire in caso di bisogno e come ultimo anche per gli stessi ospiti che al loro interno vivono anche momenti di agitazione causati da profughi non molto rispettosi delle regole e della civile convivenza. Al di là di tutto questo, chiediamo a gran voce che la base venga chiusa al più presto o quantomeno ridimensionata immediatamente nei numeri portandola a 100 profughi al massimo, questa era la previsione del 2015 perché la consideriamo una vera e propria “polveriera”. Oltre a questo, come già chiesto altre volte, chiediamo che sia immediatamente ripristinata la vigilanza continuativa h24 dei colleghi del reparto mobile di Padova e del battaglione dei carabinieri, in quanto è inutile continuare a spremere il personale del commissariato di Chioggia, che a fatica riesce a garantire una volante per turno.

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