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Cronaca Portogruaro

"La vita di mio figlio vale meno di quella di un cane?": l'amara lettera di Giorgio Rizzetto

Parla il papà del 23enne di Portogruaro deceduto nel 2014 in un incidente, dopo il caso del quattro zampe di Boffalora abbandonato per strada. "Marco è stato abbandonato"

"Purtroppo, per com’è andata finora, devo dedurre che la vita umana, con le leggi che abbiamo, vale meno di quella di un cane". È l’amara considerazione di Giorgio Rizzetto, papà di Marco - il giovane di 23 anni, di Portogruaro, deceduto il 2 maggio 2014 in seguito a un incidente stradale - dopo il clamore nazionale destato dal caso di Boffalora sopra Ticino: il sindaco del piccolo centro del Milanese ha deciso di pubblicare sulla pagina Facebook istituzionale del suo Comune un filmato della video sorveglianza che immortala due persone mentre abbandonano per strada un cane. In poche ore il video ha avuto quasi un milione e mezzo di visualizzazioni e sono scattate la caccia ai colpevoli e la gara per l’adozione dell’animale.

"Sono pienamente d’accordo nel condannare per abbandono questi esseri 'schifosi' - precisa Rizzetto - si parla di un anno di reclusione e di diecimila euro di multa. È giusto, queste azioni non si compiono, i miei animali sono parte della mia famiglia e non li abbandonerò mai: piuttosto, rinuncerei alle ferie. Devo tuttavia prendere atto con amarezza che altrettanto clamore non c’è stato per l’abbandono e il mancato soccorso per una persona umana, esanime dentro una macchina", aggiunge amaro il papà del ragazzo, alludendo al fatto che suo figlio è stato abbandonato al suo destino da coloro che l’hanno investito. Lo scrive in una lettera pubblicata sulla pagina Facebook e sul sito dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, diventata a sua volta virale. 

Marco Rizzetto, che quella sera stava provando la sua Ford Fiesta nella zona industriale East Park di Fossalta di Portogruaro, è stato travolto da una Passat che ha mancato lo stop. Secondo la ricostruzione di Studio 3A, società specializzata nella valutazione di responsabilità civili e penali, la Passat era condotta dalla 45enne R.T., di Ronchis, che si era appartata in auto con l’amante, D.C., 55enne, pure lui di Ronchis, e all’epoca anche consigliere comunale. "Una manovra scriteriata che l’investitrice ha giustificato sostenendo di essere seguita da un’altra vettura - precisa Studio 3A - ma i familiari del ragazzo stanno ancora aspettando, a più due anni di distanza, che la donna dica la verità su questa terza macchina e su chi la guidasse".

"D.C. è fuggito dal luogo dell’incidente - continua la ricostruzione - e la sua presenza è stata scoperta solo un paio di giorni dopo dagli inquirenti per una confidenza fatta dal medico di famiglia della R.T.. Quest'ultima, che ha riportato la frattura di una caviglia, ha dato l’allarme soltanto 45 minuti dopo, chiamando però non il 118 ma, appunto, il proprio medico di base. La quale, a sua volta, giunta per prima sul posto, ha solo chiamato a distanza verso la vettura del giovane, senza neppure vederlo e toccarlo, men che meno visitarlo. Il risultato di questa serie di omissioni è che, quando un’ora e mezza dopo lo schianto à arrivata l’ambulanza, il medico della guardia medica non ha potuto che constatare il decesso di Rizzetto".

"È uno strazio e un tormento continuo - continua il papà - dovermi battere in tutti i modi per far riconoscere l'omissione di soccorso nei confronti di mio figlio, abbandonato dopo l’incidente senza che i suoi 'carnefici' si curassero minimamente della sua situazione, creata dalla loro negligenza. Anzi, gli autori del misfatto hanno addirittura cercato fin da subito di fuorviare l’accaduto per proteggersi le spalle e uno ha inoltre cercato di far in modo di non apparire nel luogo dell’incidente. Marco, che aveva urgente bisogno di soccorso, è stato lasciato da solo, non si sono degnati nemmeno di andare a vederlo: l’hanno solo chiamato a distanza, rivolgendosi a lui come a un essere indegno di attenzione e oggetto di ripugnanza".

"Da due anni e mezzo - prosegue Rizzetto - sto combattendo contro Pm e i giudici, che dicono: 'tuo figlio è morto sul colpo', peraltro senza che sia stata disposta nessuna autopsia e con l'accertamento della morte effettuato quasi due ore dopo l’incidente dal dottore della guardia medica. Ma non vi è alcuna certezza in merito all'ora del decesso, perché il dottore della guardia medica non ha effettuato alcuna verifica dei parametri post mortem e, soprattutto, anche in seguito a tutti questi depistaggi, sulla salma non è stata disposta l'autopsia. Il Pm ha dato il nulla osta per la sepoltura prima ancora che iniziassero gli interrogatori". Anzi, secondo una perizia di parte della famiglia, il ragazzo avrebbe agonizzato dai 30 ai 60 minuti, e quindi si sarebbe potuto soccorrere e forse anche salvare.

L'asurdo è che il mese scorso D.C. è stato condannato a quattro mesi per omissione di soccorso nei confronti dell’amante, che si è rotta una caviglia. Rizzetto, tramite Studio 3A, ha presentato per due volte opposizione al tribunale di Pordenone contro la richiesta di archiviazione da parte del Pm del procedimento di omissione di soccorso a carico di D.C.. Dal 6 luglio si è in attesa della decisione del giudice: è stata inoltre fissata per il 29 novembre l’udienza per discutere dell’ulteriore opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento per omissione di soccorso nei confronti della medico di base. Il papà di Marco Rizzetto, dopo aver portato il caso anche a “Chi l’ha visto?”, continua la sua battaglia.
 

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