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Cronaca

Rogo in carrozzeria, arrestato il mandante: era l'ex genero del titolare

L'incendio nel giugno 2020 provocò 650mila euro di danni alla "Roggia" di via Postumia

Durante lo scorso fine settimana gli investigatori della squadra mobile di Treviso, coordinati dal dirigente Immacolata Benvenuto, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, individuate come mandante ed intermediari nell’incendio che ha visto coinvolta la Carrozzeria Roggia di via Postumia a Treviso. In particolare, a seguito dei due arresti effettuati nel mese di novembre del 2020, sono continuate le attività investigative della polizia per individuare l’intero gruppo che aveva organizzato ed eseguito l'attentato incendiario del giugno 2020, provocando danni per oltre 650mila euro.

Le misure sono state eseguite nei confronti di Bruno Tommasini, 72enne veneziano, ex della Mala del Brenta, già arrestato nel novembre scorso insieme all’esecutore materiale dell’incendio, Jonathan Causin, 38enne di Quarto d'Altino, nonché di colui che è stato individuato come il mandante dell’incendio: Siro Girardi, 47enne incensurato di Treviso, autotrasportatore ed ex genero del titolare dell'attività, Emilio Bettiol. In cella anche Roberto Foccardi, 57enne incensurato di Treviso, il quale avrebbe appoggiato il mandante come intermediario nell’organizzazione del rogo.

L'attività investigativa, coordinata dal pm Andreatta, ha permesso quindi di individuare tutte le persone coinvolte nella commissione del reato, nonché di distinguerne le varie posizioni, offrendo un «chiaro quadro probatorio» che è sfociato nelle ordinanze di custodia cautelare in carcere.

L’intera vicenda, dalla ricostruzione fatta dagli investigatori della questura di Treviso, è da ricondurre a rancori familiari che, nella distorta visione del mandante, giustificavano il ricorso ad atti intimidatori. Così si sarebbe rivolto ai malavitosi i quali, dietro compenso di denaro, avrebbero messo in pratica il piano. Il mandante non intendeva fermarsi: secondo gli investigatori, lo stesso stava pianificando un nuovo atto intimidatorio nei confronti di ex moglie ed ex suocero, commissionando questa volta un’aggressione di tipo fisico.

«Pertanto, l’adozione di misure restrittive della libertà personale - si legge in una nota - si è resa necessaria in quanto, oltre a sussistere il pericolo di inquinamento probatorio, sussisteva un concreto pericolo di reiterazione del reato, che avrebbe portato verosimilmente a fatti di violenza ben più gravi».

Articolo originale su TrevisoToday

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