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Cronaca

Termina il governo Zappalorto, ha traghettato Venezia nel dopo Mose

Il commissario prefettizio ha preso la guida della città nel luglio 2014, dopo le dimissioni di Orsoni: "Ci siamo mossi sulle direttive del governo uscente"

Termina l'"era Zappalorto", quasi un anno di amministrazione iniziata in uno dei momenti più drammatici nella storia del capoluogo lagunare, a pochi giorni dal "terremoto" delle tangenti del Mose: una gestione condotta tra molte difficoltà, ma anche soddisfazioni, in quel gioiello unico al mondo che è Venezia. E un governo segnato dal tentativo di riassestare la critica situazione finanziaria a Ca' Farsetti, che ha costretto l'amministrazione commissariale all'adozione di una serie di contromisure tra tagli ai servizi e aumenti a carico dei cittadini per "tamponare" il buco. Il commissario prefettizio ha tracciato un bilancio di tutto questo mercoledì, dando così il suo saluto alla città e a chi ha lavorato con lui in questi mesi.

Vittorio Zappalorto ha spiegato di essersi mosso lungo le linee già indicate dall'amministrazione uscente, apportando delle novità, ma con un'azione che ha seguito binari già tracciati. Complessivamente, tra il 2014 e il 2015, sono state effettuate 63 sedute di Giunta e 29 di Consiglio e approvate 595 delibere di Giunta e 156 di Consiglio. Il commissario uscente ha poi precisato che l'attività del suo governo ha tenuto in considerazione tre macro-aree essenziali: fare tutto nel rispetto della legalità, cercando la maggior trasparenza possibile; introdurre semplificazioni nei procedimenti amministrativi; agire ricordando che il Comune di Venezia diverrà Città metropolitana. È stato così che, con estrema fatica, si è arrivati a fine maggio all'approvazione del bilancio di previsione.

A chi ipotizza che tra pochi mesi il nuovo sindaco si troverà di nuovo impossibilitato a governare a causa di un bilancio così precario, Zappalorto risponde. "La gente di Venezia conosce i propri polli, per cui la vox populi merita rispetto. Noi abbiamo fatto fatica a raggiungere certi equilibri, che quindi possono venire a mancare: chi arriverà in Comune, dovrà proseguire sulla strada che abbiamo intrapreso con la gestione commissariale, non invertendo il trend e pensando che, adesso, c'è la possibilità di tornare a spendere. Sarebbe un tragico errore".

Tra i provvedimenti destinati a lasciare il segno c'è il nuovo regolamento edilizio, che il commissario ha ribadito essere un documento di grande importanza, pur non essendo stato ideato da lui. Un documento che non può mancare in un Comune, ha aggiunto, altrimenti nascono incertezze e si frena l'economia: e in effetti le nuove norme toccano i temi delle ristrutturazioni, degli alloggi, dell'abitabilità, delle strutture turistiche. Una vera rivoluzione, anche se l'iter è incompleto mancando l'approvazione in Consiglio comunale.

Insomma, un'amministrazione tutt'altro che immobile: Zappalorto l'ha rivendicato, spiegando che "questa è una città che non può permettersi un commissario straordinario che venga qui solo per curare l'ordinaria amministrazione". Unici argomenti non affrontati sono stati lo scavo del Contorta e il referendum della separazione tra Venezia e Mestre, competenze che non spettano a un commissario prefettizio. Ma secondo Zappalorto c'erano problemi grossi e urgenti da affrontare immediatamente, altrimenti si sarebbero creati danni irreversibili. Bisognava evitare danni al Comune - ha concluso - portando nel contempo a casa tutti i vantaggi. "Perché l'inerzia è uno dei fattori che producono più danni in un'amministrazione comunale". Il futuro sindaco è avvertito.

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