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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria di Sala

Santa Maria di Sala tutela i negozi di vicinato: è il primo Comune del Miranese ad attivarsi

Recepita la proposta di Confcommercio Miranese. Il sindaco Fragomeni: "Più difficile per i grandi centri commerciali insediarsi nel Comune". Pagheranno un obolo del 30% in più

Il Consiglio comunale di Santa Maria di Sala è il primo a recepire la proposta di delibera avanzata da Confcommercio del Miranese a tutti e sette i comuni del comprensorio per porre un freno alla chiusura dei negozi di vicinato e salvare il tessuto economico e sociale dei centri, soprattutto nelle frazioni. Approvato infatti mercoledì sera a maggioranza dal parlamentino locale un atto di indirizzo che punta a promuovere iniziative per il settore del commercio, in sinergia con le associazioni di categoria, per il mantenimento del ruolo di servizio sociale per la collettività svolto dai cosiddetti negozi di prossimità. La proposta, fatta meno di un mese fa a tutti i sindaci del Miranese dalla Confcommercio locale, aveva suscitato interesse anche fuori del comprensorio e recentemente la battaglia è stata fatta propria anche dalla Confcommercio regionale del Veneto, che ha posto l’accento sulla fuga dei negozi dai centri storici, anche in città importanti come Verona. La "battaglia" porta dunque i suoi primi frutti.

In particolare il Consiglio comunale salese ha deliberato di fare una ricognizione, quantitativa e qualitativa, di tutti gli esercizi pubblici di vicinato sul territorio, per evidenziarne le caratteristiche logistiche, la tipologia di clientela, gli elementi di criticità e il posizionamento commerciale. Il sondaggio servirà per attivare azioni di recupero e valorizzazione, compresa la costituzione di un distretto del commercio del Salese. Inoltre il Comune attuerà misure di temperamento agli effetti prodotti sul tessuto economico e sociale del territorio a seguito dell’insediamento delle grandi strutture di vendita, equilibrando per quanto possibile la più ampia gamma di offerta commerciale. Verranno promosse misure, anche sperimentali, per rimodulare tariffe e tributi di competenza del Comune da applicare agli esercizi commerciali costituiti da microimprese, commisurandoli all’effettivo fatturato. Ancora: verranno proposte alle imprese della grande distribuzione situate o che si insedieranno nel territorio comunale, azioni che consentano, almeno per alcune tipologie di prodotti (individuate di concerto con le associazioni di categoria e le rappresentanze dei consumatori), di individuare un “paniere fondamentale” e sulla base di questo consentire ai pubblici esercizi di vicinato di poter condividere e fruire della propria rete di fornitori con costi competitivi uguali a quelli supportati dalla grande struttura di vendita.

"Abbiamo voluto mettere i puntini sulle i: dal nostro insediamento siamo impegnati a supportare i negozi di prossimità rispetto alle aperture delle grandi strutture di vendita, - ha sottolineato il sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni - redistribuendo un po’ di quei benefici che sono normalmente a favore dei centri commerciali. Faremo pagare un obolo del 30% in più degli oneri di urbanizzazione primaria alle grandi strutture di vendita che nel futuro vorranno insediarsi a Santa Maria di Sala, in base a quanto previsto dalla legge 50 del 2012: questo a favore dei nostri esercizi di vicinato, iniziative commerciali che rivitalizzano e qualificano il commercio locale. Siamo fieri di aver fatto nostro questo atto di indirizzo della Confcommercio del Miranese, perché pensiamo che in questo periodo di vacche magre ogni piccola cosa fatta per le botteghe sotto casa sia una boccata d’ossigeno per chi ogni giorno deve lottare contro una crisi che non accenna a finire".

Il presidente di Confcommercio del Miranese, Ennio Gallo: "Abbiamo sollevato un problema che va oltre il territorio, è di carattere nazionale e il riscontro mediatico avuto in queste settimane conferma come sia sentito non solo dalle attività commerciali ma soprattutto dai cittadini e residenti. Anche perché non si parla solo di attività che chiudono: la nostra è una proposta che riguarda il futuro delle nostre città. Che centri vogliamo? Noi proponiamo un modello organizzativo sociale, visto che l’Italia è fatta di piccoli centri che non possono rimanere sguarniti in nome di un’uguaglianza di regole che vale per tutti e che giova solo alla grande distribuzione".

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