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Cronaca

Save contro il governo: blocco degli investimenti per 600 milioni di euro

La società da anni chiede l'aumento delle tariffe aeroportuali, la protesta implicherebbe notevoli disagi per lo scalo lagunare, presidente Marchi: "affossati dai burocrati ministeriali"

Maltempo, tagli, crisi. Non sembrano essersi esaurite le sfide che in questi mesi ha dovuto affrontare il turismo veneziano. L’ultimo capitolo di queste amare disavventure pare intenzionata a scriverlo, non a torto secondo molti, la Save s.p.a.

In concomitanza con l’avvio della stagione turistica estiva, la società di gestione dell'aeroporto di Venezia (il terzo scalo internazionale in Italia, con un flusso di 8,5 milioni di passeggeri nel 2011) ha, infatti, annunciato oggi l'intenzione di bloccare gli investimenti che non inficiano la sicurezza dello scalo. Si tratta di una sorta di ritorsione che la società vuole porre in essere per la mancata firma ministeriale del contratto di programma, che consentirebbe di adeguare le tariffe aeroportuali, ferme da 12 anni. Tradotta in cifre, l’azione di protesta significa il blocco di investimenti per 600 milioni di euro che produrrebbero 5.000 nuovi posti di lavoro.

Code ai varchi di sicurezza, ritardi sensibili nel decollo dei voli, disservizi, un imbarazzante scenario potrebbe attendere nei prossimi mesi gli utenti dello scalo: "Ci scusiamo con i passeggeri costretti a subire disagi”, recitano i depliant disseminati nella aerostazione, “a causa delle azioni oggi intraprese dal gestore che sono mirate a sensibilizzare le autorità, con le quali non è nemmeno più possibile dialogare".

Alle braccia metaforicamente incrociate, si aggiungono le parole forti di denuncia, pronunciate da Enrico Marchi, presidente della società quotata in borsa dal 2005: “Oggi mi sento un imprenditore, un cittadino gabbato dallo Stato”. "Stiamo vivendo una esperienza sconcertante”, racconta, “da anni abbiamo completato l'istruttoria per avere la definizione delle tariffe e un quadro regolatorio certo poi, quando si passa ai ministeri alle infrastrutture e all'economia, tutto si arena, mancano le risposte".

Marchi definisce il ministero dell'Economia “un porto delle nebbie, una turris eburnea” e ciò che si sta verificando un perfetto “scandalo italiano”. Di qui parte l’attacco diretto a Roma, dove, afferma “c'è troppa gente”: “La colpa, gravissima, è dei burocrati impuniti” che lavorano ai ministeri, “i veri affossatori dell'economia. Il loro obiettivo è fare riunioni su riunioni, senza alcuno sbocco. È gente sfuggente che non risponde”. Marchi nega, tuttavia, qualsiasi venatura leghista alla propria battaglia: "Maroniano? No, sono italiano. Lo sono sempre stato".

"Oggi le tariffe degli aeroporti in Italia sono più basse della media europea di oltre il 40%”, prosegue il presidente di Save. Si tratta di “una situazione insostenibile, nella quale si impoverisce il sistema infrastrutturale italiano": “Se pensiamo che il 50% dei nostri passeggeri sono internazionali e che quindi il fatturato prodotto dall'aeroporto equivale alle esportazioni”, aggiunge, “ci troviamo nella situazione paradossale di avere la possibilità di incrementare le esportazioni a costo zero per lo Stato, creando sviluppo e occupazione, e di non poterlo fare".

Sulla spinosa vicenda dello scalo lagunare interviene anche il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, che ribadisce la propria vicinanza alla battaglia, affinché “venga riconosciuto che il Veneto, per questo governo, non è terzo mondo”. Stiamo parlando “di una piattaforma che realizza pienamente la strategia di internazionalizzazione che ci siamo dati e di una struttura che accoglie parte considerevole di quel flusso di persone che ci consente di essere la prima regione turistica d'Italia”. “È sorprendente, ma poi mica tanto”, conclude, “che un'eccellenza di questo tipo non venga considerata neanche a costo zero”.

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