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Cronaca

MOSE Galan è un fiume in piena: "Mai preso soldi, quante fesserie"

L'onorevole su cui pende una richiesta d'arresto rispedisce al mittente le accuse: "Casa comprata già restaurata, mia moglie non era cubista"

E' un fiume in piena Giancarlo Galan, l'ex presidente del Veneto e ora onorevole. Su di lui pende una richiesta d'arresto spiccata dalla Procura di Venezia nell'ambito dello scandalo Mose. Per questo parla. Per questo avrebbe voluto farlo da subito, "ma per rispetto dei magistrati lo faccio solo ora". Quando la sua memoria difensiva è stata depositata ai componenti della Giunta della Camera deputata a decidere sulle autorizzazioni a procedere.

Saranno loro a votare o meno sull'arresto di Galan, il quale ora controbatte a ogni accusa. Carte alla mano. Anche se l'ammontare del suo patrimonio attuale non lo sa: "E' tutto nelle carte, ognuno poi può pensare e scrivere quello che vuole". A Roma, davanti a uno stuolo di giornalisti anche stranieri, è andata quindi in scena la contromossa dell'ex governatore, che allontana da sé le accuse ("Io non ho preso mazzette, sono stato messo in mezzo") e anzi punta il dito contro i suoi accusatori ("un'idea me la sono fatta: quel giro di soldi e tangenti è finito nelle tasche di qualcun'altro").

"LA VILLA? COMPRATA GIA' RESTAURATA" - VIDEO

Come ci si aspettava, Galan ha cercato di rivoltare contro chi ha parlato ai magistrati e ha contribuito a gettar luce sullo scandalo Mose tutte le accuse. Stoccate sono subito scattate soprattutto all'indirizzo della sua ex segretaria Claudia Minutillo, descritta come la "segretaria più lussuosamente vestita dell'emisfero boreale. Qualche dubbio mi era venuto". Uno dei "simboli" dello scandalo, poi, è stato il restauro della villa padovana di Galan, secondo cui però "sono state scritte tante fesserie". "La casa l'ho comprata da un dentista di Pantelleria, già restaurata - ha dichiarato - Gli infissi sono esattamente gli stessi, il restauro riguarda il terzo piano e la suddivisione in 7 stanze della parte dell'agriturismo. Ho speso 700 mila euro e i lavori erano finiti già nel 2007. Quante balle". Nessun restauro milionario, secondo lui, e non nel 2011. "Ma ha mai fatto una fattura vera Baita?", l'ennesima stoccata. Poi una piccola difesa familiare: "Non è vero che mia moglie faceva la cubista - sottolinea - lavorava nel volontariato e quando hanno scoperto che stava con me l'hanno licenziata".

"IO VITTIMA DI UN CICLONE MEDIATICO" - VIDEO

Il nocciolo del problema, però, sta nelle presunte tangenti intascate. Fatti che semplicemente non sarebbero accaduti secondo l'onorevole: "In migliaia di pagine arrivate alla Giunta non c'è nessuno che racconti di avermi consegnato soldi. Sulla commissione Via io non avevo potere e per di più io ero un convinto sostenitore del Mose. Non serviva pagarmi per convincermi - afferma - il Mose è un'opera statale. Il problema semmai era che i controlli quindi erano esterni. Si tratta della più grande impresa ingegneristica della storia, quindi che si concluda".

Il giudizio era più o meno simile anche per il padre del Mose, Giovanni Mazzacurati: "Lo vedevo un po' come Luigi Negrelli, colui che fece il canale di Suez - racconta - ma ora tante cose e tante persone hanno perso la poesia". Nelle prossime settimane, dunque, il voto della Giunta: "Non ce l'ho con i giudici, ma c'è l'ho solo perché non mi hanno voluto ascoltare. Sento che la guardia di finanza ha fatto un lavoro modesto, scadente, tale da indurre in errore chi doveva giudicare - ha dichiarato - Io, fino a prova contraria, credo sempre nella buona fede delle persone. Voglio sperare che i componenti della Giunta si leggano bene la carte".

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