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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Scandalo Mose, Matteoli respinge al mittente l'accusa di corruzione

L'ex ministro ha reso delle dichiarazioni spontanee lunedì mattina. E' accusato di corruzione. I legali: "Tutto smentito dalle prove documentali"

Ha respinto ogni accusa di corruzione e ha chiesto il non luogo a procedere. L'ex ministro di Forza Italia Altero Matteoli, ha deciso di "metterci la faccia" presentandosi al fianco del proprio avvocato lunedì mattina nel palazzo di giustizia di Venezia. L'ex membro di governo è accusato dalla Procura di avere intascato, nell'ambito dello scandalo Mose, mezzo milione di euro. Per questo è imputato di corruzione, di fronte al tentativo dell'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova di accelerare sul fronte dei finanziamenti del Cipe per la costruzione del sistema di paratoie mobili. Dunque Matteoli si è presentato davanti al gup Andrea Odoardo Comez per rilasciare dichiarazioni spontanee, prima del possibile rinvio a giudizio.

Secondo i legali di Matteoli, Francesco Compagna e Gabriele Civello, l'ex ministro "ha ribadito la correttezza del proprio operato e la palese falsità di Giovanni Mazzacurati" all'epoca dei fatti presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) concessionario unico per la realizzazione delle opere di difese dalle maree a Venezia. "Si tratta di accuse assurde - hanno rilevato i due legali, riferendo quanto detto da Matteoli nei circa venti minuti nei quali è rimasto davanti al gup -. Accuse documentalmente smentite dagli atti processuali". 

Tra gli argomenti portati in aula da Matteoli anche il fatto che lui sarebbe stato nominato ministro quando i lavori ai quali è riferita la tangente, erano già stati affidati. Di fatto Matteoli viene chiamato in causa da Mazzacurati perché avrebbe interceduto a favore della Socostramo di Erasmo Cinque per opere di bonifica tra il Ponte della Libertà e Porto Marghera per un importo di 120 milioni di euro. I 'buoni uffici' di Matteoli - secondo Mazzacurati - avevano indotto il Cvn a far entrare la Socostramo che avrebbe intascato il denaro lasciando però gran parte delle opere da realizzare, senza utili, ad altra società del Consorzio.
 

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