Presidio in campo San Geremia, sciopero dei servizi pubblici: «Non è contro il Paese»
Personale ospedaliero (che non si è astenuto), degli enti locali, di giustizia, degli uffici e della pubblica amministrazione fermo in tutta Italia e a Venezia. Contratti, assunzioni e sicurezza
Sciopero nazionale dei dipendenti dei servizi pubblici, il 9 dicembre, con un presidio anche in campo San Geremia a Venezia, organizzato dalle Funzioni pubbliche Cgil, Cisl e Uil. Hanno incrociato le braccia i lavoratori dei servizi pubblici, dei ministeri, dell'Inps, degli enti locali, mentre i medici, i sanitari, gli operatori sociali e il personale ospedaliero pubblico ha aderito garantendo comunque la propria prestazione lavorativa, «in questo momento di emergenza sanitaria», hanno detto.
«Uno sciopero per il Paese, non contro», hanno affermato le sigle regionali e provinciali in campo, arrivate da Venezia, Treviso, Vicenza, Padova, Verona, Rovigo e Belluno. «Mancato rinnovo dei contratti, assunzioni al palo e sicurezza - i temi al centro della protesta per Ivan Bernini, segretario Fp Cgil Veneto - La contrattazione con il ministro della Pubblica amministrazione (Pa), Fabiana Dadone, non è mai partita. Comprendiamio l'emergenza Covid - continua - ma anche a giugno scorso, quando sembrava ci dovesse essere una convocazione, tutto è andato in fumo».
E nella legge di stabilità, «si parla al massimo di aumenti di 50-70 euro lordi degli stipendi. Nelle pubbliche amministrazioni e nella sanità, dove i pensionamenti potevano essere sostituiti uno ad uno, questo non è avvenuto. All'Inps manca almeno metà del personale. In 10 anni di assunzioni bloccate nelle Pa sono andati persi 1600 lavoratori negli ospedali, in Veneto, e seimila negli altri settori». Bernini torna anche sulla sicurezza: «i dispositivi e gli apparati per lo smart working non sono stati adeguati alle necessità del lavoro a distanza».