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Cronaca Marghera

Sciopero Saipem a Porto Marghera "Chimica italiana senza futuro"

Giovedì mattina braccia incrociate per due ore e presidio davanti allo stabilimento. "Nessuna chiarezza, preoccupati per la situazione in tutta Italia"

Le festività natalizie si avvicinano, sul banchetto della Cgil c'è anche un pandoro. Come a rimarcare la contrapposizione con l'amarezza che pervade i lavoratori di Saipem, gruppo Eni, ora che il futuro si fa fosco per loro. Per questo è andato in scena uno sciopero di due ore giovedì mattina, dalle 9 alle 11, con presidio davanti all'ingresso dello stabilimento di Porto Marghera. Un'iniziativa per rispondere al nuovo piano industriale del gruppo Eni: "C'è molta preoccupazione per il futuro industriale di Venezia e del Paese intero - dichiarano le segreterie nazionali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil - Preoccupazione determinata dall'uscita dell'Eni dalla chimica e il disimpegno da Saipem, con la vendita di un terzo delle quote e la costituzione di un patto parasociale a due anni con il fondo strategico italiano per il 12,5% ciascuna". Un'operazione che, anche se sembra ancora garantire la proprietà pubblica, di fatto non dà la necessaria chiarezza sul futuro della società.

Così è stato proclamato lo sciopero generale, non solo a Porto Marghera ma anche nelle sedi Saipem di Arbatax, Fano, Roma, San Donato e Vibo Valentia. Si protesta contro "la dichiarata intenzione di procedere allo smembramento di fatto della struttura italiana, tramite cessione dei rami ambientale, infrastrutture e Fpso; esuberi nei centri di ingegneria di Roma e Vibo e del personale a tempo determinato; riduzione capacità dell'ingegneria; continua esternalizzazione delle attività". Ma anche contro la preoccupante incertezza sulle strategie aziendali, sconosciute e in continua evoluzione, "nella permamente attesa di tavoli di confronto ufficializzati, ma finora disattesi". Nel frattempo è stata progammata una successiva iniziativa delle segreterie nazionali per il prossimo 5 dicembre a Roma, dove discutere insieme al mondo della politica e delle realtà associative del Paese su come intervenire per far cambiare la rotta a Eni e Saipem.

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