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Cronaca

Dipendenti delle Poste sul piede di guerra: "Ad agosto sarà sciopero degli straordinari"

I sindacati contro la privatizzazione dell'azienda. In Veneto, poi, nel mirino le spinte "commerciali" del gruppo e la troppa mole di lavoro cui sarebbero sottoposti i dipendenti

I sindacati che rappresentano i dipendenti di Poste italiane sono sul piede di guerra, specie in Veneto. Per questo motivo è stata organizzata una mobilitazione che coinvolgerà tutti gli uffici veneti, e quindi anche veneziani. Ad agosto sarà "sciopero degli straordinari e della flessibilità". "Lo facciamo per contrastare una condizione di scadimento della qualità del servizio pubblico - spiegano Slp-Cisl, Slc-Cgil e Uil-Poste - Sono passati otto mesi dalla privatizzazione del 35,3% del pacchetto azionario di Poste Italiane. E' tangibile il cambio di passo e di stile di gestione dell'azienda". Secondo i rappresentanti dei lavoratori ci sarebbe una "spasmodica attenzione" a ricavi e commercializzazione di prodotto. "Naturalmente anche le condizioni di lavoro sono peggiorate, con vessazioni, pressioni, mortificazioni e riduzione inarrestabile degli organici", attaccano i sindacati nella nota. 

Le rivendicazioni dei lavoratori sono molte: "Nella sportelleria, l'insostenibile insufficienza di personale, oggi provoca code interminabili e abuso di mobilità selvagge per i lavoratori, domani fa prevedere massicce chiusure di uffici - si legge nel comunicato - Le pressioni commerciali, invece, si fanno sempre più insistenti, stressanti e improprie. La realizzazione del recapito a giorni alterni, voluta da azienda, governo e Agcom, è carente degli strumenti tecnologici concordati. Le prestazioni pretese dall'azienda non sono praticabili nell'orario di lavoro, con ricadute sulla qualità del servizio. Anche quadri e direttori di ufficio non sfuggono alla striglia aziendale. Abbandonati in trincea, pressati, sanzionati per le conseguenze delle insufficienze dell'azienda. Ma oggi - concludono i sindacati - balza prepotentemente in testa agli ordini del giorno la necessità di respingere con la mobilitazione dei lavoratori la decisione del Governo di procedere alla totale privatizzazione delle Poste, questione che all'avvio della vertenza non era prevista, con la cessione del 35% del pacchetto azionario di Poste Italiane alla Cassa Depositi e Prestiti e del rimanente 29.7% da mettere sul mercato. Decisione sciagurata, dagli esiti imprevedibili per la tenuta dei posti di lavoro e dei servizi alla collettività".
 

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