Sciopero e doppio presidio contro le aggressioni nei treni
Secondo i sindacati, alla mobilitazione di venerdì ha aderito l'80% dei lavoratori del trasporto ferroviario. Le proposte: inserire tornelli agli accessi ed eliminare i disservizi che esasperano gli utenti
Si è svolto dalle 9 alle 17 di oggi lo sciopero dei lavoratori del trasporto ferroviario, che hanno manifestato contro l'escalation di aggressioni ai loro danni. L'ultima risale al 12 agosto, quando un capotreno era stato colpito al volto da quattro giovani alla stazione di Venezia Santa Lucia. L’astensione dal lavoro del 9 settembre è stata proclamata da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Fast Confsal e Orsa Ferrovie. In mattinata si sono tenuti due presidi davanti alle stazioni di Mestre e di Verona Porta Nuova. L’adesione, secondo i dati dei sindacati, è stata in media dell'80% in tutta la regione, con conseguente cancellazione di gran parte dei treni.
«Abbiamo scioperato compatti - dichiara Eda Forner della Cgil regionale - per chiedere treni sicuri per gli operatori ferroviari e per tutti i viaggiatori. Nei mesi scorsi sono state segnalate numerose criticità in materia di sicurezza e si è registrato un innalzamento del livello di violenza, sia verbale che fisica. Le nostre segnalazioni non sono state ascoltate. Oltre alla mobilitazione nazionale, a livello territoriale è stata aperta una vertenza per la tutela del personale, non solo macchinisti e capitreno ma anche tutti coloro che svolgono attività a contatto con il pubblico. Il 29 agosto abbiamo scritto al prefetto, chiedendo il coinvolgimento di tutti i soggetti responsabili della legalità e della sicurezza». I rappresentanti dei lavoratori chiedono «soluzioni pratiche ed efficaci, in primis il controllo degli ingressi nelle stazioni» con il supporto delle forze dell’ordine e con l'utilizzo di tornelli.
Per Federica Vedova, della Cgil Venezia, «serve un'assunzione di responsabilità collettiva». In aprile erano state proposte azioni concrete: la raccolta di dati sul fenomeno delle aggressioni, l’ideazione di campagne di sensibilizzazione, il monitoraggio della qualità del trasporto, la definizione di standard di sicurezza, la promozione dell’uso di dispositivi tecnologici ad hoc, l’aggiornamento della normativa in materia di sicurezza sui trasporti. «Adesso - dice Vedova - occorre trasformare queste scelte in misure concrete» e «la prima misura di sicurezza, evidentemente, è eliminare i disservizi che esasperano gli utenti».