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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Prime sentenze per la morte di Andrea Rossato, risarcimento da 2 milioni di euro

Il piccolo di 9 anni morì sulla pista delle Tofane cinque anni fa: "E' stata una lunga battaglia", dichiara l'avvocato del padre. Condannati il gestore dell'impianto e l'accompagnatore

"E' stata una battaglia lunga cinque anni, il signor Mauro Rossato l'ha condotta in prima linea per far sì che queste cose non accadano più". A parlare è l'avvocato Renzo Fogliata, dopo che venerdì sono arrivate due condanne in primo grado nel processo per la morte del piccolo Andrea Rossato, il bimbo mestrino di 9 anni che nel marzo del 2011 perse la vita in un tragico incidente sugli sci. Il giudice di Belluno, accogliendo la tesi dell'accusa, ha condannato per omicidio colposo sia Luigi Pompanin, presidente della società di gestione degli impianti di risalita della pista delle Tofane, sia l'accompagnatore del gruppo, il mestrino Giuseppe Bisotto. Nei confronti di quest'ultimo, cui viene contestata l'omessa sorveglianza, la famiglia Rossato aveva rinunciato a costituirsi parte civile.

Per entrambi è stato disposto un anno di reclusione, pena sospesa. Ingenti i risarcimenti decisi dal giudice, per un totale di 2 milioni di euro. Ai genitori del piccolo Andrea andranno 800mila euro ciascuno, mentre al suo fratello 400mila euro. Mauro Rossato, presente in aula, si è mostrato felice dopo una lunga battaglia giudiziaria, anche se le controparti con ogni probabilità impugneranno la sentenza. Dunque non è finita qui.

"Volevamo che si affermasse davanti a tutti che quella pista prevedeva una vera insidia e che non c'era la cartellonistica adatta - sottolinea l'avvocato Fogliata - la pista non presentava i requisiti di sicurezza". Il piccolo Andrea morì il 5 marzo 2011 sulla pista delle Tofane a Cortina d'Ampezzo dopo una gara di sci disputata la mattina. La decisione di un'ultima discesa nel pomeriggio e la caduta in corrispoondenza di un dosso. Secondo la difesa si trattava di un semplice cambio di pendenza, per l'accusa invece il punto sarebbe dovuto essere segnalato a dovere. Il giudice ha dato ragione al padre di Andrea, che da allora si batte con tutte le energie per la sicurezza degli impianti sciistici e nel mondo dello sport in generale.

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