Una crociata vinta dopo più di dieci anni di contenzioso. E che potrebbe rappresentare anche per altre zone litorali d’Italia un importante precedente. Al centro della battaglia una questione di limitazione di confine che ha visto per anni vincere le pretese del Demanio su una quarantina di immobili, tra alberghi e case private posti a Jesolo, sul tratto che va da Piazza Guglielmo Marconi a Piazza Milano. Comportando che i legittimi proprietari ne perdessero, di fatto, la proprietà.

Ora, però, la svolta. Il Tribunale di Venezia dà infatti ragione ai proprietari, coordinati dall’associazione Jesolana  albergatori, e mette così la parola fine alle pretese infondate del Demanio che, come si legge in nota, "per anni hanno danneggiato le attività produttive nella zona principe del territorio jesolano, nonché chi ha vissuto difficoltà oggettive e incertezze nella vendita del suo immobile o nella richiesta di autorizzazioni edilizie".

"Sono particolarmente soddisfatto - ha commentato il presidente dell'associazione, Massimiliano Schiavon - di quanto stabilito ancora una volta dal Tribunale di Venezia, poiché tale pronuncia conferma quanto sia importante unire le proprie forze a favore delle attività permettendo a Jesolo di proporre un’ offerta turistica sempre più coerente e adeguata alle esigenze dei nostri ospiti. Ciò che mi fa particolarmente gioire - ha proseguito - è il lavoro di squadra, l’aver creduto tutti insieme che saremmo riusciti a vincere contro un principio scorretto che richiedeva una verifica legale puntuale e ciò nonostante le ripetute domande di accertamento da parte dei proprietari".

In merito alla questione è intervenuto anche il legale, Gianluca Tessier: "Con le due sentenze ancora una volta vengono respinte le pretese del Demanio che, da anni, ingiustificatamente, sostiene che gli immobili fronte mare posti a Jesolo sul tratto che va da Piazza Guglielmo Marconi a Piazza Milano insisterebbero in parte sul Demanio Marittimo; ciò comporterebbe che il proprietario ne perda la proprietà, nonostante ne abbia avuto il pieno possesso per decine di anni, in quanto  il demanio non è usucapibile. Ci si auspica - ha continuato l'avvocato - pertanto che il Demanio si adegui ad esse e rinunci ad accampare pretese infondate che hanno danneggiato chi vede il suo immobile in parte rivendicato, poiché si trova in difficoltà nel vendere e nel chiedere autorizzazioni edilizie, dovendo sostenere ingenti costi per garantire il nuovo acquirente e vive costantemente in un inutile stato di incertezza".

Con la sentenza sono state accolte le domande di accertamento da parte dei proprietari, condannando il Ministero dell'economia e delle finanze, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'Agenzia del demanio e l'Agenzia del territorio al rimborso delle spese di lite e delle spese di C.T.U. per un totale di oltre 30.000 euro.