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Cronaca

Sessanta case acquistate con i soldi della droga, maxi sequestro

Le abitazioni requisite a Vicenza dalla Mobile di Venezia. In carcere un trafficante, 55enne residente in zona: investiva così gli introiti illegali

Tanta droga, che per lui significava soprattutto una cosa: soldi a palate nelle tasche da reinvestire nei modi considerati più redditizi. Tra questi come sempre c'è il "mattone". Da che mondo è mondo chi ha liquidi da spendere li mette lì, su appartamenti e abitazioni che in un futuro potranno rivalutarsi e permettere di incrementare il proprio gruzzolo. Questo il ragionamento che deve aver indotto un "signore della droga", F.P., 55enne residente nel Vicentino, ad acquistare 64 immobili in zona, tra appartamenti, garage, terreni e capannoni.

Ma il suo piano è stato mandato a gambe all'aria dalla squadra mobile di Venezia, che ha individuato gli immobili un po' ovunque: due a Sarego, due a Villaga, cinque a Sovizzo, quattro ad Altavilla Vicentina, un terreno a Grancona, 21 immobili a Montecchio Maggiore, altri 24 a Poiana Maggiore, due immobili e due terreni ad Asigliano Veneto. Tutto requisito al termine delle indagini, sulla base di una misura di prevenzione patrimoniale emessa dal procuratore del capoluogo berico Antonino Cappelleri. A finire nel mirino un trafficante di stupefacenti che ora si trova in carcere dopo essere stato arrestato a giugno scorso in un'operazione della Direzione distrettuale antimafia della città lagunare. Il valore del sequestro è di oltre cinque milioni di euro. A far scattare le indagini nel 2014 il ritrovamento nel suo garage di Montecchio Maggiore di sette chili di hashish: all'uomo venne contestato un traffico di 6 chili di cocaina e di 28 di hashish dalla Spagna al Veneto.

Nel corso delle indagini nel mirino sono finite le proprietà immobiliari della società del presunto trafficante, gestite insieme alla moglie e a un socio. Era titolare di agenzie immobiliari, di cui ha tentato di spogliarsi per cercare di evitare il sequestro "per equivalente". Nei primi anni 2000 la sua impresa di costruzioni, molto attiva anche come immobiliare, avrebbe accumulato una serie di proprietà; risultava poi un'altra agenzia immobiliare a lui intestata in Spagna. Eppure né l'indagato né i suoi soci avrebbero avuto un reddito tale da permettere certi investimenti: negli ultimi anni, anzi, l'uomo avrebbe dichiarato guadagni modestissimi, e anche per questo oltre agli immobili sono stati bloccati alcuni conti correnti della società. All'uomo risultano a carico numerose condanne per reati contro il patrimonio e droga. La misura di prevenzione è scattata sia nei suoi confronti che per alcune altre persone, tra cui l'ex convivente, che fittiziamente risultavano possessori dei beni: la loro gestione, come dimostrato grazie alle intercettazioni, era in capo al vicentino, che si occupava tra l'altro dei rapporti con le banche.

Le indagini hanno rivelato una lunga carriera criminale alle spalle dell'uomo: era già stato oggetto di diverse operazioni della sezione antidroga della squadra mobile di Venezia, mentre dal 2006 fino allo scorso giugno si è concentrata su di lui anche la direzione distrettuale antimafia. Le forze dell'ordine hanno prima agito sul fronte penale nei confronti dei reati; poi, una volta assicurato alla giustizia, hanno rivolto le indagini al suo patrimonio. Diverse carcerazioni per lui: a giugno 2014 per i sette chili di hashish nel garage, ma le prime condanne erano arrivate già in giovane età, per reati contro il patrimonio e per droga. Nel 2003 venne fermato alla frontiera di Ponte Chiasso con 215mila euro liquidi, fu indagato dal Tribunale di Ginevra per riciclaggio. Trafficava stupefacente destinato soprattutto al litorale Veneziano: nel 2005 gli trovarono cinque chili di cocaina pura al 90% a Jesolo. Seguirono altri due arresti tra gennaio e febbraio 2006, infine la misura cautelare de giugno 2014.

Alla base dell'operazione di confisca la normativa antimafia 646 del 1982. Al pari della battaglia contro le cosche, l'obiettivo è colpire una organizzazione criminale in via preventiva requisendo i beni che secondo la magistratura potrebbero essere stati acquisiti attraverso attività illecite o attraverso il reimpiego di soldi "sporchi".

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