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Cronaca San Donà di Piave / Via Vittorio Veneto

"Rischio emissioni nocive nell'aria" Sequestri in una ditta a San Donà

Sigilli della Finanza a due macchinari per il controllo di bombole di gas. Il titolare: "Falso, noi non inquiniamo. Ma così ci costringono a chiudere"

Un impianto molto discusso per gli odori che necessariamente «dispensa» anche nella zona circostante. I residenti, però, non sono stati a guardare. E hanno presentato alcuni esposti per vigilare sulla situazione ambientale di un centro di collaudo bombole di via Vittorio Veneto a San Donà. Mercoledì pomeriggio, quindi, è arrivato il controllo congiunto della guardia di finanza, dell'Arpav e dei vigili del fuoco.

Al termine del quale due macchinari fondamentali per il sito sono stati posti sotto sequestro: un impianto di verniciatura e uno di sabbiatura. "Così ci costringono a chiudere - attacca il proprietario della ditta, R.C. - quei due macchinari servono per il 95% delle nostre lavorazion. Il sequestro è stato deciso dalla magistratura, pare, per la possibilità che ci fossero emissioni nocive nell'aria. I macchinari dunque rimarranno off limits almeno fino alla decisione del gip sul da farsi. «Abbiamo documentazione che attesta il contrario - si difende l'imprenditore - Le nostre perizie tecniche dicono che le concentrazioni dei mercaptani (la sostanza tracciante all'interno dei contenitori con del gas, ndr) sono al di sotto della norma di legge».

Secondo lui, dunque, i residenti sarebbero messi in allarme dal forte odore dovuto al fatto che i contenitori vuoti che raggiungono la ditta sono privi ormai di gas (inodore) ma sulle pareti sono «pieni» della sostanza odorosa che serve per segnalare possibili fuoriuscite. Che, secondo il titolare, non sarebbe nociva. Fatto sta che il sequestro, in attesa di accertamenti della magistratura, c'è stato. Anche perché i camini dello stabilimento non avrebbero ad ora autorizzazione a emettere emissioni nell'atmosfera. La richiesta giacerebbe ancora sulle scrivanie della Provincia. Ma la ditta, con otto dipendenti e due titolari, nonostante i nulla osta mancanti, è andata avanti lo stesso. «Cosa avremmo dovuto fare - spiega il titolare - la scelta era se lavorare o non lavorare. Per aspettare i tempi della burocrazia saremmo dovuti rimanere mesi senza mangiare. Non siamo dei furbetti. Siamo solo gente che vuole lavorare. E ora rischiamo seriamente di chiudere».

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