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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Vasi e pezzi storici per 1 milione di euro a casa di collezionisti: un sequestro a Mestre

I carabinieri sono risaliti a due venditori di opere contraffatte a Verona. Individuati un mestrino e un trevigiano in possesso di reperti archeologici "veri" del III e IV secolo

Sono una quarantina i reperti archeologici risalenti al III e al IV secolo avanti Cristo sequestrati dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia negli ultimi tempi. Per un valore di circa 1 milione di euro. Le indagini sono state lunghe e complesse, ma sono state in grado di recuperare in varie province del Veneto 44 importanti reperti, tra cui 12 falsi posti in vendita come autentici.

L'attività investigativa dei carabinieri è cominciata con pedinamenti e controlli che hanno permesso di risalire a due venditori di opere contraffatte: alloggiavano in un albergo del centro storico di Verona, e custodivano all'interno di un borsone i falsi che poi avrebbero venduto, con ogni probabilità, a peso d'oro. C'erano già gli acquirenti, italiani e molto interessati a quei vasi di rara bellezza. Peccato che fossero delle patacche confezionate ad hoc (il falsario non è stato individuato): "Erano forse troppo belle per essere vere", è stato spiegato in conferenza stampa. Di qui, inevitabili, sono scattate le perquisizioni domiciliari nei confronti dei due falsari, che hanno permesso di risalire ad altre due persone, di fatto scollegate dalla vendita illegale, ma trovate in possesso di numerosi reperti archeologici, provenienti da scavi effettuati nel Barese e nel Catanese. I militari sono risaliti ai due grazie a dei "pizzini" trovati nelle abitazioni dei "veronesi", nei quali erano trascritti i propri nomi.

Uno dei due è residente a Mestre, il secondo a Vittorio Veneto (Treviso). A seguito delle perquisizioni domiciliari, i carabinieri si sono trovati di fronte ad un vero e proprio tesoro: beni archeologici di assoluto valore, risalenti al III e IV secolo a.C., alcuni dei quali esposti orgogliosamente in vetrine all'interno delle case. Al termine delle indagini, lunghe ed articolate, si è giunti a quattro denunce a piede libero: ai veronesi è contestato il reato di possesso di opere contraffatte e di ricettazione, mentre al mestrino e al vittoriese il possesso di beni archeologici appartenenti allo Stato. I due grandi vasi esposti in conferenza stampa recavano l'inequivocabile "picconata" di chi, inesperto di scavi, si è imbattuto nel reperto danneggiandolo pesantemente. "Un doppio danno - è stato sottolineato - non solo per il manufatto in sé, ma anche perché in questo modo ci è precluso conoscere il contesto in cui l'opera è stata rinvenuta".

Il commento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: "Arte e archeologia sono il biglietto da visita della cultura. I reati in questo settore non sono meno odiosi di quelli di altro genere. Per fortuna, tra i molti successi dei carabinieri, possiamo registrare anche quelli nella lotta per difesa del patrimonio artistico e culturale. L’ingente valore dei pezzi sequestrati - aggiunge - qualifica di per sé l’importanza dell’operazione, ma il suo significato va anche oltre la venalità: ladri e falsari non commettono solo un reato, ma attentano spudoratamente a qualcosa che per ogni società civile ha un valore assolutamente inestimabile: la storia, l’arte, la cultura".

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