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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Portogruaro

Oltre 4 tonnellate di coca, uno dei più grandi sequestri mai avvenuti in Europa

Operazione della guardia di finanza di Trieste in collaborazione con la polizia colombiana e quella statunitense. Ci sarebbero stati collegamenti con la criminalità organizzata in Veneto

Tra le più grandi operazioni antidroga sotto copertura mai portate a termine in tutta Europa. Il Nucleo polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Trieste, con il supporto del Gico e del Goa, ha sequestrato oltre quattro tonnellate di cocaina in una operazione denominata “Geppo” che ha portato all’esecuzione di 38 misure cautelari in sei Paesi tra il continente europeo e la Colombia. Come scrive Nicolò Giraldi su TriestePrima.it, l’indagine - coordinata dal procuratore capo Antonio De Nicolo della Direzione distrettuale antimafia del Friuli Venezia Giulia e dal pubblico ministero Federico Frezza - ha prosciugato uno dei canali di smercio della cocaina colombiana in Italia.

Operazione Geppo

Nata oltre un anno fa, grazie ad una segnalazione che dal cartello del Clan del Golfo chiedeva l’apertura di un hub sicuro per far sbarcare lo stupefacente in Italia, l’operazione ha visto impegnate decine di membri delle forze dell’ordine, capaci di agire per lungo tempo sotto mentite spoglie. Nel capolavoro degli investigatori un ruolo centrale è stato giocato dalla stretta collaborazione tra gli investigatori italiani e quelli d'oltreoceano. Forze di polizia colombiane, ma anche l’antidroga spagnola, per non dimenticare il dipartimento di sicurezza degli Stati Uniti d’America (quando si tratta di cocaina impossibile pensare all’assenza della Dea), tutti hanno lavorato per “togliere veleno dalla strada” e infliggere un duro colpo al traffico di droga internazionale. All’ingrosso la droga aveva un valore di 96 milioni di euro mentre la sua rivendita in Europa avrebbe fruttato 240 milioni di euro ma, come spiegato dal colonnello delle Fiamme gialle Leonardo Erre, «saremmo potuti arrivare fino al mezzo miliardo, a seconda della gestione delle diverse organizzazioni».

Il business della coca in Europa

Il fascicolo di indagine è composto da circa 5000 pagine. Al suo interno pochissime le intercettazioni telefoniche, conseguenza anche del grande lavoro sotto copertura svolto dagli uomini e donne impegnate. «Dalla Colombia cercavano un hub sicuro per la cocaina e siamo riusciti a far credere che Trieste fosse quello giusto - ha spiegato il procuratore De Nicolo - Una volta interamente pagata, per chi l’avrebbe dovuta comprare in Europa la droga sarebbe stata imbarcata sulle navi e portata qui. Una volta in Italia, ci siamo posti come terziari, senza però sapere chi fossero gli acquirenti». È proprio grazie a questo passaggio che si scopre quanto grande è il business della coca. Fingono di aprire magazzini, società, inventano notizie di sequestri (Bagnaria Arsa e Aiello del Friuli, ma anche i 600 chili fuori Roma, quelli ad Arezzo e in Lombardia): insomma, l’operazione diventa un enorme bluff che punta a far cadere la maschera a chi gestisce le piazze europee.

Veneto, Lombardia e Lazio

«Mi vedi oggi ma non mi vedrai mai più» è la frase che gli agenti sotto copertura si sentono ripetere, più e più volte, da chi compra grossi quantitativi. Olanda, Croazia, Slovenia, ma anche Bulgaria, il coinvolgimento dell’Albania e la Colombia stessa. In Italia un grosso ruolo lo recita la nostra regione, dove gli acquirenti fanno capo a «noti contesti di criminalità organizzata» locale. In particolare tra le province di Treviso e Verona. A Mogliano Veneto sono almeno quattro le persone (di nazionalità albanese) che vengono raggiunte dalle misure cautelari, anche se attualmente si troverebbero in patria. Nel Veronese invece ci sono almeno due consegne controllate (Verona sud e Peschiera del Garda). La credibilità della finzione viene data, in maniera del tutto involontaria, anche dal governatore del Veneto Luca Zaia che si complimenta pubblicamente con la polizia stradale di Verona per il grande colpo messo a segno. Anche a Portogruaro viene effettuato un sequestro di circa 60 chili; movimenti si registrano a Preganziol, a Saronno, come pure a Nepi (Viterbo). In realtà era tutta droga già controllata dai finanzieri triestini e messa sul mercato per scovare i narcos operanti in Italia.

«Abbiamo negato, sapendo di mentire»

Tra le persone coinvolte nell’operazione ci sono persone di nazionalità italiana residenti in Italia ma anche in Colombia (un calabrese, pezzo grosso), un paio di bulgari, tre croati, ma anche persone di nazionalità slovena ma ancora in libertà. Una delle criticità più importanti è quella di comprendere il sistema di pagamento. «Usano applicazioni a distruzione automatica - così il colonnello Erre - impossibili da intercettare, neanche con i trojan, o anche telefoni speciali super criptati». «Abbiamo negato, sapendo di mentire, creando anche fake news», ha affermato De Nicolo. Il tutto per riuscire a infliggere uno dei colpi più pesanti che la lotta al narcotraffico italiano ricordi. Insomma, bugie a fin di bene.

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