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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Annone Veneto

Niente donazioni di sangue se non si parla italiano, bufera su Annone

Per il centro trasfusioni dell'Asl 10 non è un discriminazione razziale, ma una misura per assicurare con un questionario la sicurezza delle donazioni

Erano andate fino all'ospedale per compiere un gesto di altruismo, donare il sangue, ma le sette donne marocchine che avevano deciso di diventare membri dell'Avis si sono viste mandare via dall'ambulatorio perché non parlavano italiano.

LA VICENDA – Le donne erano state convinte dell'importanza della donazione grazie ai diversi incontri che il loro presidente Tanji Bouchaib, aveva organizzato al centro culturale islamico di Annone Veneto, con Silvano Vello, presidente della locale sezione, e l'Avis regionale. Annone ha una forte componente straniera e proprio la donazione del sangue era vista come un possibile strumento di integrazione. Le donne, però, non hanno potuto portare a termine i loro buoni propositi perché, nonostante fosse già stata certificata la loro idoneità, avrebbero dovuto rispondere ad un altro questionario, in italiano. La più giovane del gruppo, una studentessa universitaria, si era offerta di fare da interprete, ma la proposta è stata bocciata e anche lei ha quindi deciso di seguire le altre fuori dall'ospedale. Il presidente del centro culturale islamico sottolinea come la cultura araba e la religione musulmana incoraggino la donazione del sangue come pratica per aiutare il prossimo, e si augura che si tratti solo di uno spiacevole episodio.

LA RISPOSTA – Sul caso si è quindi espresso il dottor Francesco Fiorin, responsabile dei centri trasfusionali dell'Asl 10. Fiorin ha voluto subito precisare che, a differenza di quanto può sembrare, non si tratta di un episodio di discriminazione razziale, quanto più di una questione di sicurezza. La certificazione d'idoneità, spiega il medico, non è sufficiente da sola, serve anche il questionario che deve essere compilato direttamente dalla persone interessata perché contiene domande molto personali (ad esempio inerenti alla sfera sessuale), nessuna possibilità quindi di interpreti o amici, perché si potrebbero avere risposte falsate. Lo stesso ministero della Sanità, entro breve tempo, conclude Fiorin, emetterà un decreto con l'obbligo che la compilazione dei questionari dovrà essere redatta esclusivamente in italiano.

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