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Cronaca

Sissy, aperta un'indagine interna sul carcere della Giudecca

De Pasquale (Sippe): «Bene che le istituzioni indaghino. Circostanze da chiarire»

Un'indagine interna per approfondire le segnalazioni fatte attraverso alcune lettere sul carcere della Giudecca da Sissy Trovato Mazza, l'agente di polizia penitenziaria morta lo scorso 12 gennaio dopo oltre due anni di coma. La giovane venne trovata il primo novembre del 2016 nell'ascensore del reparto di pediatria dell'ospedale Civile di Venezia con un colpo di pistola alla tempia. Se per gli investigatori e la procura si trattava di un tentativo di suicidio, tanto che il sostituto procuratore Elisabetta Spigarelli aveva chiesto l'archiviazione del caso (Sissy all'epoca non era ancora morta), la famiglia non ha mai creduto a questa ipotesi e fin dal primo giorno ha lottato per far emergere la verità. 

Le lettere

Una prima svolta nelle indagini era arrivata qualche mese fa, quando il gip Barbara Lancieri aveva accolto in parte l'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dal legale dei familiari di Sissy, Fabio Anselmo, e aveva disposto nuovi accertamenti sulla pistola, per cercare tracce di dna, e sul computer dell'agente. Adesso, però, dopo la diffusione di alcune lettere che Sissy avrebbe scritto nelle settimane precedenti ai fatti, il Dipartimento di Giustizia ha avviato un'indagine interna per fare alcune verifiche su quanto «denunciato» dall'agente, che nei suoi scritti aveva parlato di «fatti gravi che riguardano le mie colleghe». 

L'indagine interna

«Condivido la scelta del sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi del M5S di istituire una commissione d’inchiesta interna al Dap che  supporti le istanze di giustizia e verità più volte avanzate dai familiari e dal nostro sindacato», commenta Alessandro De Pasquale, presidente del Sindacato Polizia Penitenziaria (Sippe), organizzazione che, insieme al Sinappe, ha più volte chiesto di far luce su questo caso. La scorsa settimana, poi, una ex detenuta si è fatta avanti raccontando di un giro di cocaina che sarebbe entrata in carcere attraverso la lavanderia. La droga, a detta dell'ex detenuta, veniva poi nascosta nella plafoniera di una cella per evitare i cani. «L’agente Sissy - aggiunge De Pasquale - che ho conosciuto personalmente, è stata raggiunta da un colpo di pistola in circostanze ancora tutte da chiarire e, dopo due anni di coma, è morta portando con se la verità; il nostro sindacato accoglie favorevolmente la decisione di Ferraresi di dare ulteriori speranze a chi non crede all’ipotesi del suicidio di una ragazza che amava la vita. È compito delle istituzioni fare luce sulla tragedia - conclude -  auspico che questo caso non si trasformi in un altro mistero italiano».

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