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Cronaca

La guerra in Siria e l'inefficacia della denuncia internazionale: sit-in di protesta in stazione

Nello Stato mantenuto sotto il giogo del governo di Assad, decine di migliaia di persone muoiono da anni. Una reazione comunitaria che vi ponga fine si fa attendere

Il sit in di protesta si è tenuto nel pomeriggio di domenica, dalle 14 alle 16, davanti alla stazione dei treni di Venezia. Un sit in silenzioso messo in atto dalla comunità islamica della città per sottolineare il rumore inascoltato della terribile guerra che sta distruggendo la Siria da anni, e che soprattutto nelle ultime settimane sembra aver trovato il suo epicentro ad Aleppo, antica città nel nord dello stato.

“Cerchiamo di fare qualcosa noi, come cittadini. – dice Mohamed Amin Al Ahdab, presidente dell’associazione siriani liberi in Italia, ai microfoni Rai - La città di Aleppo ha 5.000 anni di storia, ed è la terza città araba per maggior numero di cristiani.”

Una guerra che dunque, non bastasse il fatto di essere tutti esseri umani, non si presta a demarcazioni religiose, ma colpisce indistintamente e con ferocia.

La protesta ha voluto sottolineare l’inefficacia della denuncia internazionale per quanto sta avvenendo nel Paese, dove non solo i diritti umani vengono calpestati quotidianamente, ma viene tolta la vita a migliaia di innocenti. I dati sono allarmanti: la guerra ha causato complessivamente oltre 500.000 morti, mentre i fuggiaschi hanno ormai superato la metà della popolazione siriana. Per chi rimane la situazione è d’inferno, e proprio di questi giorni sono le testimonianze di giovani ragazzi che tramite un video postato sui social danno l’ultimo saluto ai loro cari, cercando così di attirare l’occhio del mondo su questa drammatica situazione.

“Bisogna prevenire l’odio – ha concluso Amin Al Ahdab – bisogna fermare questa guerra.”

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