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Cronaca Noale / Via Giovanni Battista Rossi, 12

Noale, faceva il boss tra droga e minacce. Il sindaco: "Caso chiuso"

D.G.P., 33enne, teneva in scacco una decina di minori procurando loro droga e minacciandoli con la pistola vicino all'oratorio. Auto incendiata. Il parroco: "Questo rimarrà un luogo sano"

Aveva il modo di fare del boss, il 33enne di origine siciliana arrestato a Noale nel 2011 per spaccio di marijuana e minacce aggravate. Quelli che lui riteneva dei torti non mancava di vendicarli. Alla sua maniera: mostrando la pistola, minacciando di usarla. Sfruttando il linguaggio della violenza su chi è più debole, su dei minorenni. D.G.P., infatti, vendeva droghe leggere a 16enni e 17enni vicino all'oratorio Don Bosco di Noale. Circa 300 le cessioni di dosi ricostruite tra l'estate del 2010 e l'aprile del 2011. Poi le manette. A breve gli sarà notificato dalla Procura l'avviso di chiusura indagini, cui seguirà il processo.

Prima dell'arresto, però, il tentativo di tenere il suo giro di spaccio segreto, imponendo l'omertà all'ombra della Rocca dei Tempesta. Ogni mezzo era lecito: come quando (ed è il fatto da cui i carabinieri hanno iniziato a indagare) non esitò a incendiare l'auto di un 18enne perché gli doveva 500 euro. Prima, perché fosse chiaro a tutti chi comandava, davanti alla decina di ragazzini suoi "clienti" aveva chiamato al cellulare la sua vittima anticipandogli la punizione che gli sarebbe stata inflitta.

Nessuno doveva pestargli i piedi, nessuno sgarro era consentito. Come quando D.G.P. ha preso le difese di un suo "pupillo" 18enne e ha tirato fuori la pistola minacciando il gruppo di 16enni, accusati di essersi tenuti soldi che spettavano a lui. Insomma, i suoi "amici" non dovevano essere toccati. E nessuno, naturalmente, doveva parlare con le forze dell'ordine di ciò che accadeva tra l'oratorio Don Bosco, da cui sarebbe comunque partita una segnalazione fondamentale alle forze dell'ordine, e i giardini vicino alla scuola primaria Vittorino Da Feltre, in via Giovan Battista Rossi. Per questo motivo la pistola è stata tirata fuori una seconda volta: puntata in faccia a uno dei ragazzini perché, forse, aveva iniziato a spifferare qualcosa ai carabinieri. Lo scopo era semplice: controllare il territorio attraverso il terrore, per continuare a fare soldi alle spalle di minorenni. Alla fine, però, le manette.

Il paese è rimasto sotto shock dopo lo scoperchiamento di questo calderone: "Il caso è chiuso - puntualizza il sindaco Michele Celeghin - Un fatto molto grave che si è risolto grazie all'intervento tempestivo dei carabinieri. Ora quei giovani hanno messo la testa apposto. Confido che fatti del genere non capitino più sul territorio comunale".

Tra le prime segnalazioni, quelle dei responsabili della comunità giovanile, che si erano accorti di quel 33enne perlomeno "sospetto", come spiega don Mario Salviato, parroco della cittadina veneziana: "L'obiettivo è affermare che noi vogliamo che il nostro oratorio rimanga un luogo sano, propositivo - spiega - le segnalazioni non sono punitive. Hanno il fine di tutelare la nostra comunità".
 

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