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Cronaca Meolo

Perseguitate e picchiate dai rispettivi ex: custodia cautelare per due violenti

Ancora episodi di aggressioni e stalking contro donne. Sono intervenuti i carabinieri, domiciliari e carcere per un uomo di Meolo e uno di Fossalta. Botte anche a un figlio

Botte e atti persecutori, non si ferma la scia di aggressioni contro donne in provincia di Venezia. Due ordini di custodia cautelare sono stati eseguiti nelle ultime 48 ore dai carabinieri della compagnia di San Donà rispettivamente nei comuni di Meolo e Fossalta di Piave. Entrambi nei confronti di uomini che si sono macchiati di reati in materia di violenza contro le donne.

Il primo è un cittadino albanese residente a Meolo, per cui il Gip di Venezia ha disposto gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico a causa dei reiterati atti persecutori di cui si era reso responsabile nei confronti della moglie, da cui è legalmente separato, e del figlio maggiorenne. Vicende che andavano avanti da anni, finché, in questi giorni, il Pm ha richiesto il provvedimento: quest'ultimo è stato necessario anche alla luce dell’ultimo episodio di violenza, commesso qualche giorno prima, quando la ex si è vista costretta a ricorrere alle cure ospedaliere per vari traumi fisici riportati. Tutti episodi documentati nel tempo dai carabinieri della stazione di Meolo.

Il secondo caso riguarda un cittadino italiano residente nel comune di Fossalta di Piave: per lui il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere perché il violento, con condotte reiterate, ha minacciato e molestato l’ex compagna in modo da "cagionarle un grave e perdurevole stato di ansia e di paura tale da ingenerare fondato timore per la propria incolumità". Reati per cui l’uomo aveva già scontato precedentemente una pena in carcere, e per i quali aveva ricevuto l’ammonimento da parte del questore di Venezia. Era stato inoltre arrestato per evasione da quella misura cautelare. A seguito dei suoi precedenti e dei vari episodi di minacce che si sono verificati nell’ultimo periodo, così come documentato dai carabinieri della stazione Noventa, il pubblico ministero si è visto costretto a richiedere il trasferimento in carcere. Venerdì sera i carabinieri lo hanno condotto a Santa Maria Maggiore.

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