Stress in azienda, si gettò dal tetto Ora l'Inail dovrà pagare la famiglia

Nel 2006 una donna si lanciò dal tetto della sua azienda di Favaro a causa dell’eccessivo stress lavorativo, ora il giudice del lavoro condanna l’Inail a pagare la rendita al marito. La donna aveva 52 anni e lavorava in un laboratorio controllando che flebo e flaconi fossero sicuri e senza tracce di batteri. Ma il clima in ufficio era pesante, la goccia che fece traboccare il vaso fu la furia del titolare dopo la scoperta di alcune partite di produzione contaminate e dunque da buttare. La donna non sopportava più quella situazione, e decise di farla finita. Lasciò pure una lettera inequivocabile nell’armadietto: “Di quello che è successo, alla fine la colpa sarà mia”.

Il legale che ha seguito la vicenda, come riporta il Corriere del Veneto, ha considerato il suicidio per mobbing come una malattia professionale e ha dunque chiesto che il marito venisse risarcito. L’Inail avviò un’ispezione da cui venne attestato che la donna viveva in un ambiente di lavoro altamente stressante, ma non furono evidenziati nessi diretti tra la situazione e il suicidio.

Avvocato e famigliari hanno dunque deciso di rivolgersi al giudice del lavoro che, dopo aver valutato la relazione degli ispettori Inail, la perizia del consulente medico-legale incaricato dal Tribunale e sentite anche varie testimonianze dirette, ha riconosciuto l’esistenza di un chiaro collegamento tra le due vicende. L’Inail è stata così condannata a versare l’assegno funerario e anche la rendita mensile, in quanto ha il compito di vigilare sulla sicurezza e la salubrità dei posti di lavoro. E lo stress è stato considerato un fattore di rischio  vero e proprio.