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Cronaca

Il Tar riammette il progetto delle grandi navi di Duferco e De Piccoli

Dichiarata illegittima la mancata conclusione del procedimento di autorizzazione del “Venis Cruise 2.0”, con conseguente obbligo di trasmettere gli atti al Cipess. Accolta, in parte, l'impugnazione del concorso di idee

Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha dato ragione alla società Duferco Italia holding spa sull'ammissibilità del progetto "Nuovo Terminal alla Bocca del Lido di Venezia per l’ormeggio delle grandi navi da Crociera – Venis Cruise 2.0". La sentenza è stata pubblicata ieri, martedì 26 aprile.

Era il 2 marzo 2012 quando il decreto Clini-Passera, si legge nella sentenza, vietò il transito delle navi con stazza superiore a 40.000 tonnellate a Venezia, nel Canale di San Marco e nel Canale della Giudecca. L’applicabilità del divieto rimase condizionata all'individuazione da parte dell’Autorità marittima “di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate”. A lungo negli anni successivi si è dibattuto della necessità di individuare possibili soluzioni che consentissero di coniugare la prosecuzione del traffico crocieristico, stimato di particolare rilievo per l’economia della città, con la necessaria tutela del patrimonio storico-artistico-ambientale di Venezia.

Le proposte

Nel settembre 2013 l'allora ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva annunciato la costituzione di un tavolo tecnico con la partecipazione di quello dell'Ambiente, del presidente della Regione Veneto, del sindaco di Venezia, del presidente dell'Autorità portuale e del rappresentante del magistrato alle acque di Venezia per esaminare 5 proposte progettuali. Tra queste figurava quella del canale Contorta, poi bocciata, e i progetti del Comune di Venezia, che prevedeva l'allestimento di un nuovo terminal crocieristico a Marghera e la soluzione proposta da Cesare De Piccoli con la realizzazione di un nuovo terminal per le navi da crociera alla bocca del Lido - oltre le paratoie del Mose - in prossimità del molo nord, per cui le navi avrebbero attraccato e i passeggeri sarebbero stati trasportati alla Marittima con mezzi nautici appositamente progettati per ridurre l’impatto sull’habitat della laguna. 

Il “Venis Cruise 2.0” è stato presentato al ministero dell’Ambiente per l’avvio della fase di consultazione e ad aprile 2015 Duferco Sviluppo srl, cui è succeduta per incorporazione Duferco Italia holding spa, ha ricevuto parere positivo dalla Commissione di Valutazione impatto ambientale, che si è invece espressa negativamente rispetto al Contorta nel 2016. L’Autorità portuale di Venezia ha impugnato a quel punto il via libera sul progetto “Venice Cruise 2.0”, ottenenedo il respingimento da parte del Consiglio di Stato, con sentenza di agosto 2019. «Il giudizio definitivo di compatibilità ambientale non competeva però a questa amministrazione - si legge nell'atto del Tar -  ma al ministero dell’Ambiente e al Cipess", che non si sono mai espressi.

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Marghera "temporanea"

Dopo il decreto-legge del 20 luglio 2021, convertito dalla legge 16 settembre 2021, che ha vietato il transito delle grandi navi nelle vie in Bacino di San Marco e canale della Giudecca, “dichiarate monumento nazionale”, è stato assegnato al Commissario straordinario, presidente dell'Autorità portuale Fulvio Di Blasio, il compito di procedere alla progettazione, all'affidamento e all'esecuzione, “previa valutazione di impatto ambientale e con le indicazioni del Piano morfologico e ambientale della laguna di Venezia", di punti di attracco temporanei in numero non superiore a cinque nell'area di Marghera.

Quindi l’Autorità ha indetto il Concorso di idee per la "collocazione dei punti di attracco esterni alle acque protette della laguna di Venezia” e da questo concorso il progetto Duferco è stato escluso. Oggi si legge che la scelta di riferire la perimetrazione delle acque protette alla conterminazione lagunare del 1990, con conseguente esclusione del progetto Duferco, risulta frutto di "un’autonoma valutazione discrezionale - non giustificata - dell’Autorità portuale, il che è in contrasto con gli esiti dell’istruttoria che hanno portato la Commissione a esprimere un parere positivo sul progetto (Duferco)».

La decisione 

Il Tribunale amministrativo regionale per il Veneto quindi, pronunciandosi sul ricorso, ha accolto, in parte, gli impugnati atti di indizione del concorso di idee, annullando il parere del ministero per i Beni e le attività culturali e il Turismo e il parere della direzione Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Ha dichiarato l’illegittima la mancata conclusione del procedimento di autorizzazione del progetto “Venis Cruise 2.0”, con conseguente obbligo del ministero competente di trasmettere il progetto Duferco, il parere della Commissione e gli atti del procedimento, al Cipess.

I commenti

«Posto che sarà necessario analizzare la sentenza del Tar che riapre al progetto Duferco, la svolta di ieri non avrà nell'immediato effetti sull'operatività della crocieristica». Ne è convinto il vicesindaco di Venezia, Andrea Tomaello, che parlando all'agenzia Dire ha ribadito il suo scetticismo nei confronti di un eventuale porto offshore e l'auspicio che la soluzione Marghera, con la sponda Nord del canale Nord e il canale Vittorio Emanuele per raggiungere l'attuale Marittima, possa diventare quella definitiva. «Per veder partire i cantieri di un eventuale porto offshore rischiano di volerci parecchi anni, probabilmente troppi. Diverso il discorso per quanto riguarda l'invio al Cipess del progetto Duferco, stabilito dal Tar. Di questo se ne occuperà il governo», conclude Tomaello.

«Governo, ministeri, Autorità portuale devono darsi una sveglia - tuona Roberto Toigo, segretario generale di Uil Veneto - sul Porto di Venezia occorrono progetti seri, programmazione e lungimiranza. I giudici amministrativi risulta abbiano mosso critiche anche all’attuale soluzione transitoria per le crociere a Porto Marghera. Questo potrebbe comportare l'allungamento dei tempi, la spesa di altre risorse, l'incertezza sul futuro dei lavoratori. La politica nazionale deve darsi una svegliata e intervenire quanto prima».

Sugli scavi al canale Vittorio Emanuele, di cui parla nella sentenza il Tar, interviene la capogruppo del Partito Democratico Monica Sambo: «Ricorrere a idee vecchie e sbagliate, come quella ribadita dal Comune di scavare il Vittorio Emanuele, è in contrasto con la tenuta dell’ecosistema lagunare. Lo diciamo da tempo, nuovi scavi non sono ammissibili, ed è assurdo che si pensi ancora di violentare in questo modo la laguna e il suo delicato equilibrio. Lo ha ribadito la sentenza del del tar di martedì richiamando la necessità di una valutazione di impatto ambientale. Infatti è bene ribadire che il "progetto" del Vittorio Emanuele deve ottenere la Via (Valutazione di impatto ambientale), non trattandosi di un "dragaggio" così come sostiene questa amministrazione».

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