Tavolo Avm Actv e sindacati dal prefetto, nessun segnale di avvicinamento
Posizioni distanti. Cgil: «Incontro rinviato all'11. Nessun passo indietro sul taglio dell'integrativo. L'8 sarà sciopero». Cisl: Riconoscere la specificità di Venezia». Il 10 incontro in Regione
«Le posizioni restano distanti». Nessun segnale di distensione al tavolo in prefettura di Avm Actv con i sindacati dei Trasporti Cgil, Cisl e Uil. Mentre l'incontro che doveva avvenire tra azienza e parti sociali, è stato rifiutato dalle sigle che avrebbero voluto l'azienda ritirasse la disdetta degli accordi di secondo livello per tornare a riaprire il dialogo.
«L'azienda, invece di discutere con la Regione della necessità di aumentare il fondo preferisce tagliare l'integrativo ai lavoratori», dice Valter Novembrini segretario Filt Cgil». Il tavolo è stato rimandato all'11. Resta confermato lo sciopero dell'8 febbraio. Il 5 febbraio ci sarà Consiglio comunale e il 10 un incontro in Regione. «Mentre prima i dipendenti facevano ore moto e chilometri in più rispetto al contratto, che venivano retribuiti con gli incassi del turismo, senza entrate non vengono più riconosciuti - commenta Novembrini -. Ma, ci chiediamo, Venezia ha diritto a quei servizi, a prescindere dai turisti? Se sì, allora vanno pagati».
Ha chiesto venga riconosciuta la specificità di Venezia anche il segretario Fit Cisl Marino De Terlizzi. «In laguna non si può andare a piedi. E i mezzi della navigazione, motonavi e ferry boat, hanno costi di manutenzione molto alti, sostenibili solo se il servizio è pubblico. I trasporti a Venezia devono far parte della Legge speciale, solo così si può garantire il diritto alla mobilità in laguna. I lavoratori hanno sostenuto responsabilmente l'azienda, con gli accordi del 2013 e nella prima fase del lockdown. Non cediamo di un passo sul reddito e la normativa a tutela del lavoro. Occorre coinvolgere regione, governo, e comune. Il ministro del Trasporti Paola De Micheli (sarà ancora ministro?) aveva annunciato una riforma per aumentare da 4 a 6 i miliardi del trasporto pubblico locale. Se il 65% delle risorse sono statali e il 35 dovrebbe arrivare dalle entrate della bigliettazione, ma questo non avviene - continua De Terlizzi - lo Stato deve farsi carico di garantire il diritto alla mobilità. Anche attraverso stipendi adeguati. Abbiamo paghe da 1100 euro al mese, con tutte le patenti e i requisiti richiesti. Si rischia di non trovare più chi voglia fare questo mestiere».