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Cronaca

Tra prime e spending review, la nuova stagione della Fenice

Il teatro veneziano si prepara al 2014/2015, tra abbonamenti da pagare a rate e spettacoli che tornano in calendario dopo le loro storiche presentazioni in laguna

Meno soldi dalla città, maggiori finanziamenti dal governo: il teatro la Fenice si prepara ad un altra stagione di spettacoli in equilibrio tra la scure dell'economia locale e i “premi” da quella nazionale, e, senza rinunciare alla ricerca dell'eccellenza artistica, cerca nuovi compromessi per andare anche incontro ai suoi fedelissimi: ecco quindi che, come riporta il Corriere del Veneto, sarà finalmente possibile pagare il proprio abbonamento annuale “a rate”, dilazionando le spese ma mantenendo comunque il pieno supporto al teatro e tutti i privilegi dell'abbonamento.

IL TEATRO DELLE PRIME – A diffondere dati e piani per la fine 2014 e l'inizio 2015 è lo stesso Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fenice, che spiega come, anche se le repliche dei grandi classici siano fondamentali per attirare turisti e appassionati da tutto il mondo (e far quindi quadrare il bilancio), restano essenziali anche gli introiti che arrivano con gli aficionados, pari al 33 per cento delle entrate. Proprio per questi ultimi il teatro ha pensato ad un calendario ricco di nuove installazioni, nove su dieci, per la precisione: dal “Simon Boccanegra” di Verdi a “I Capuleti e i Montecchi”, di Bellini; opere che hanno avuto le loro prime proprio a Venezia e che ora tornano in laguna.

FONDI ESSENZIALI – Il commissariamento del Comune di Venezia ha portato 500mila euro circa in meno alle casse del teatro, perché la scure di Zappalorto non ha risparmiato niente e nessuno; al contempo, però, da Roma sono arrivate buone notizie e ben 15,2 milioni, ovvero oltre un milione e mezzo in più rispetto al 2013: merito di un incremento dal Fondo unico per lo spettacolo. Il palcoscenico lagunare, sostiene Chiarot, è il secondo in Italia per la produzione, ma il terzo nella classifica dei finanziamenti, a causa del numero dei dipendenti. Anche qualche sponsor privato, intanto, fa i capricci e ritarda i pagamenti: niente di allarmante, rassicura il sovrintendente, ma alcuni investimenti dovranno restare in sospeso, in attesa dei soldi. Per il momento, chiude Chiarot, meglio concentrarsi sull'offerta già programmata e sulla riduzione delle spese (magari spostando le scene dai depositi di Marghera ai magazzini del Tronchetto).

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