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Cronaca

Ville, auto, Rolex. E le indagini continuano: "Il tesoro di Maniero potrebbe essere più esteso"

Un patrimonio che vale 17 milioni, ma potrebbe esserci dell'altro. Coinvolti l'ex cognato del boss e un broker finanziario. Soldi sporchi guadagnati tra l'82 e il '95. Dazioni fino al 2015

Un patrimonio di valore altissimo composto da automobili di lusso, ville, oggetti pregiati. E che potrebbe rivelarsi ancora più ingente. È il tesoro di Felice Maniero, posto in queste ore sotto il vincolo di sequestro preventivo dopo che lo stesso ex boss della Mala del Brenta ha rivelato agli inquirenti quanto aveva accumulato in anni di carriera criminale. Sotto sequestro tre ville in Toscana a Santa Croce sull'Arno, a Fucecchio, a Marina di Pietrasanta. Tra queste l'abitazione attuale di Riccardo Di Cicco (l'ex marito della sorella di Maniero, ora in arresto) e 7 auto di lusso: Bmw, Lancia, Audi, Ford. Nonché 10 polizze assicurative. Recuperati anche una serie di orologi di marca di pregio (Cartier, Lanco, Rolex), 90mila euro in contanti (parte in una cassetta di sicurezza intestata all'attuale compagna di Di Cicco, parte al figlio di primo letto); gioielli e preziosi, quadri e oggetti d'arte, affreschi, lampadari di Murano e mobilia stile Impero, impianti di amplificazione, addirittura un cavallo acquistato nel 2008. Materiale il cui valore deve ancora in parte essere stimato. Si è andati a "bloccare" quanto potrebbe essere stato acquistato con i soldi di cui Felicetto non aveva mai parlato agli inquirenti da quando iniziò a collaborare. Una sorta di "bancomat" da cui attingere in caso di bisogno. Lui e la famiglia, come la sorella e la madre.

DI CICCO PRONTO A PARLARE: "SPIEGHERA' TUTTO"

Auto, ville, oggetti di pregio: il tesoro di Maniero

Ha spiegato il procuratore aggiunto di Venezia Adelchi D'Ippolito nel corso della conferenza stampa di mercoledì: "L'indagine, che sta proseguendo, prende le mosse dalle dichiarazioni spontanee di Felice Maniero, che si è presentato a marzo 2016 negli uffici della procura e ha riferito in merito al riciclaggio del patrimonio che aveva accumulato negli anni in cui era a capo della Mala del Brenta. In particolare spiegò di avere consegnato tra il 1982 e il 1995 all'ex marito della sorella Noretta Maniero una somma pari a 33 miliardi delle vecchie lire". Ma le dazioni sarebbero proseguite anche in tempi più recenti, l'ultima a estate 2015. Dopodiché per riciclare il denaro è stato coinvolto il promotore finanziario Michele Brotini, anche lui finito in manette martedì. Accertamenti sono in corso per capire se possa configurarsi all'orizzonte il reato di autoriciclaggio per Maniero, almeno per le dazioni posteriori al 1 gennaio 2015. L'ex boss non è comunque indagato.

Le indagini si sono svolte in territorio toscano con attività di riscontro classica e intercettazioni nei confronti indagati principali, sia telefoniche che ambientali. Alla fine è stato confermato quanto dichiarato da Maniero, ossia che Riccardo Di Cicco, dentista di Fucecchio, si era reso disponibile a reimpiegare l'immenso patrimonio della famiglia Maniero. L'operazione, comunque, continua per cercare di capire se il "tesoro" possa essere ancora più esteso. Il colonnello Roberto Ribaudo, comandante del gruppo antiriciclaggio del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza di Roma, ha infatti specificato: "L''ordinanza di arresto è un punto di partenza, non di arrivo. Accertamenti sono in corso anche sulla contabilità dello studio dentistico di Di Cicco, dove sono stati acquisiti vari documenti". L'ipotesi è che il fatturato sia stato gonfiato proprio per consentire di riciclare i soldi di Maniero e giustificare il tenore di vita del professionista. In ogni caso i finanzieri passeranno al setaccio tutta la documentazione, per stabilire se ci possano essere discrasie tra il tenore di vita del dentista e dei parenti stretti di Maniero e gli effettivi introiti dichiarati. Felice Maniero, durante uno dei suoi quattro interrogatori resi in procura a Venezia, ha anche raccontato che le imposte supplementari determinati dalla "pesante" dichiarazione dei redditi le pagava lui. Quando il rapporto fiduciario è saltato tra i 2, e Maniero non è più riuscito a contattare il custode di ciò che lui riteneva di sua proprietà, ha deciso di parlare agli inquirenti. Dando già per persi quei presunti 26 o 27 miliardi di vecchie lire che ancora riteneva di poter avere a disposizione.

"Negli ultimi mesi gli atteggiamenti di Di Cicco ci hanno fatto ipotizzare che volesse vendere un paio degli immobili sequestrati - spiega Ribaudo - Si era mosso interessando agenzie immobiliari del posto: questo campanello d'allarme ci ha fatto muovere, perché ormai avevamo un quadro probatorio sufficiente".

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