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Cronaca

Risarcimenti ai privati bloccati, i Comuni: "Così andiamo in crisi"

Tornado: impegno del Governo per impiegare le risorse della protezione civile per l'emergenza, ma resta un forte interrogativo sulla ricostruzione

C'è un minuto di silenzio, all'inizio della conferenza straordinaria dei sindaci dei Comuni di Riviera e Miranese: un momento di raccoglimento in segno di rispetto per le tante persone che in questi giorni hanno perso tutto, in seguito al tornado che mercoledì scorso si è abbattuto con furia distruttiva in queste zone. Poco prima sono stati celebrati in forma privata i funerali di Claudio Favaretto, il 63enne di Sambruson di Dolo che ha perso la vita a Porto Menai. Il tavolo indetto martedì mattina serve a fare il punto su una situazione che, via via che si è fatta più chiara, ha assunto i nitidi contorni del dramma: abitazioni e costruzioni devastate, centinaia di persone sfollate, automobili e strade distrutte. E un calcolo dei danni ancora provvisorio, che secondo le ultime stime si attesta sui 230 milioni di euro. Un numero praticamente ufficiale, anche se per forza di cose ancora provvisorio. Entro mezzogiorno infatti le tre amministrazioni comunali colpite erano tenute a dichiarare a Regione e di conseguenza Governo la contabilità dei danni. Serve per il prossimo stato d'emergenza che verrà dichiarato durante il primo Consiglio dei ministri. L'ha sottolineato il sottosegretario Pier Paolo Baretta, che però non ha avuto buone notizie per i territori colpiti. Almeno per ora. La conferenza dei sindaci ha deliberato all'unanimità di impegnare i 17 primi cittadini intervenuti "qualora i contributi siano esclusi dal patto di stabilità e in presenza di avanzi di amministrazione, a erogare dieci euro o quanto possibile per abitante quale contributo per la ricostruzione delle zone colpite dal disastro". Sempre che il Governo trovi gli strumenti legislativi per non farli ricadere nel Patto.

Non è ancora chiaro infatti da dove arriveranno i soldi della ricostruzione. "Esprimiamo solidarietà a chi ha perso la vita - ha dichiarato - La prima cosa che possiamo fare è dichiarare lo stato d'emergenza a livello nazionale, lavoreremo perché la delibera sia inserita nel primo Consiglio dei ministri possibile". Significa lo stanziamento immediato delle risorse necessarie per i soccorsi e gli sgomberi, che vanno prelevate dal fondo della protezione civile per lo stato di calamità: il Governo per il 2015 ha previsto 160 milioni, al momento ne restano 62: ma ci sono 16 richieste ancora da evadere, e siamo appena a metà dell'anno. Insomma, le risorse potrebbero rivelarsi piuttosto scarse.

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Il vero problema però sono i fondi per la ricostruzione. Il tornado in Riviera ha colpito principalmente strutture private, per le quali al momento non c'è una legge che preveda il rimborso, anche se il sottosegretario ha spiegato che il Governo ci lavorerà. In attesa di un eventuale intervento legislativo ad hoc, che però potrebbe richiedere molto tempo, nell'immediato Baretta ha assicurato la completa disponibilità del Governo a lavorare sullo sblocco dei patti di stabilità per i tre Comuni colpiti e sul recupero dei fondi "in avanzo" dal patto verticale regionale, 50 milioni nelle casse di tutti i Comuni veneti che a causa del patto di stabilità non sono ancora stati utilizzati. Sono soldi "freschi e pronti", che però le amministrazioni chiedono che possano essere utilizzati senza essere conteggiati nel patto di stabilità. Cinquanta milioni di euro che, su base volontaria, potrebbero aiutare molto i territori martoriati dall'emergenza tornado. Anche qui, però, i soldi potrebbero non bastare. Perché serve che il Governo sblocchi la possibilità di utilizzo di questi fondi (ma la proposta, partendo direttamente da Baretta, sembra a portata di mano), e lo faccia contabilizzandoli fuori dal patto di stabilità (operazione ben più difficile). Infine c'è la questione della sospensione delle tasse, Tari e Imu prima di tutto, un percorso diverso da prendere in considerazione: ma va sempre ricordato che si tratta di sospensione, appunto, e non di esenzione. Dunque prima o poi i cittadini a fine anno dovranno pagare gli arretrati. E chi è senza casa o ha la propria azienda in ginocchio non risolve per nulla il proprio dramma.

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Ricapitolando: il Governo si impegna a sbloccare il patto di stabilità per i Comuni colpiti e a dichiarare lo stato di emergenza, da cui dipende la possibilità di attingere dal fondo della protezione civile nazionale le risorse per gestire l'emergenza (ormai però in gran parte rientrata), data come sicura anche la possibilità di sblocco del "fondo verticale" dei Comuni veneti. Ma qui c'è il problema del patto di stabilità. Dopodiché si impegna a lavorare su due punti cruciali: una lege ad hoc per l'utilizzo dei fondi statali anche per lenire i danni subiti da privati (il 95% dei casi) e la sospensione del pagamento dei tributi statali. Se non si troverà una soluzione legislativa ad hoc i sindaci di Dolo, Pianiga e Mira rischiano di doversi arrangiare con ciò che hanno e, visto che per ora si parla di fondi esigui, a rivolgersi alla Regione.

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Il sindaco di Dolo, Alberto Polo, ha dato un quadro più chiaro della situzione: "Sono 130 gli immobili dichiarati inagibili al 100%, soltanto un terzo di questi è recuperabile. La reazione della popolazione e delle forze impegnate è stata immediata e massiccia, a distanza di pochi giorni il panorama è già completamente mutato. Ma ora aspettiamo con fiducia l'intervento governativo". La stessa impressione è stata riferita dal primo cittadino di Mira, Alvise Maniero: "Il lato umano si è manifestato in maniera incredibile. Anche le forze dell'ordine hanno pattugliato il territorio come non mai, abbiamo dato tutto e continueremo a farlo: ovviamente ora la palla passa a Roma. "Non solo il sottosegretario Baretta ha detto chiaramente che il Fondo Nazionale Protezione Civile ha in cassa soltanto 62 milioni di euro al momento per oltre 15 situazioni analoghe alla nostra ancora da risolvere, ma non ha saputo indicare una via per ovviare alla riforma della legge 100 del 2000 che inibisce il ristoro dei danni ai privati - dichiara il sindaco di Mira Alvise Maniero - Purtroppo qui il 99% dei danni è a strutture private. Il paradosso crudele sarebbe riuscire ad ottenere in qualche modo dei fondi e poi non poterli usare per chi davvero ne ha un bisogno estremo. Per l’Emilia terremotata si è votata una legge ad hoc, servirebbe anche in questo caso. Credo che l’unica via e l’unica chance per questa terra di arrivare rapidamente alla ricostruzione sia quella virtuosa già intrapresa di stretta alleanza, al di là delle diverse appartenenze, fra Comuni, Anci e Regione. Roma ci deve ascoltare". Massimo Calzavara, sindaco di Pianiga, ha ribadito: "Dobbiamo fare un percorso insieme con i cittadini. Qui sono presenti tutti e 17 i Comuni, un esempio di unità: non lasceremo nessuno da solo".

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