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Cronaca

Dramma di Rialto, si chiede ancora il test antidroga per i gondolieri

Dopo l'incidente che è costato la vita ad un turista tedesco il Comune pretende ancora analisi sui "pope". Punta il dito anche Roberto Saviano

Positivo alle analisi per hashish e cocaina, questo il risultato dei test sul “pope” che, sabato scorso, conduceva la gondola in cui è morto il turista tedesco Joachim Vogel. Mentre, da una parte, questa nuova rivelazione ha portato il gondoliere 25enne a finire nel registro degli indagati, dall'altra in città è nuovamente esplosa la polemica sulla categoria, con l'amministrazione che torna a spingere per ottenere test periodici sui “pope”, ma non solo.

PAROLA DI SAVIANO – A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Roberto Saviano. L'autore di “Gomorra” ha scritto un post su facebook in cui riconduceva proprio all'uso di droga l'incidente di Rialto. “Spesso il motivo è uno: cocaina”, queste le parole del giornalista sotto scorta, parole che hanno fatto infuriare i tanti veneziani che le hanno lette sul social network dall'interfaccia blu. Lo scrittore viene accusato persino di strumentalizzare l'episodio (il suo ultimo libro, “ZeroZeroZero”, parla proprio del traffico di cocaina in Italia), ma c'è persino chi, come riporta la Nuova Venezia, replica che “con una botta sei più lucido”. Come sottolineano in tanti il problema non sta in un gondoliere che si prepara una dose lunedì e va al lavoro martedì, quanto piuttosto nel modo in cui è organizzato il traffico.

TRA LEGGI E NORME – E proprio sul traffico vuole intervenire l'assessore alla Mobilità Ugo Bergamo, che ha già promesso un piano in venti punti per riorganizzare Canal Grande. L'appuntamento è fissato per lunedì, ma intento anche da Ca' Farsetti si cerca di spingere per obbligare i titolari di licenze pubbliche per il trasporto persone (come i gondolieri così anche i tassisti) a sottoporsi a test periodici, nonostante la resistenza dell'opinione pubblica. Il problema, sottolinea Bergamo, è che mancano le leggi: se il codice della strada prevede che in caso di rifiuto di sottoporsi ad un test invasivo come quello del sangue, si proceda penalmente come se la persona fosse risultata positiva, nella navigazione non esistono norme in tal senso e nessuno può essere forzato. Per questo, in attesa di trovare qualche appiglio legale, il Comune non può che fare appello al buon senso dei gondolieri, chiedendo collaborazione e ripetendo fino alla nausea che i controlli sono “nell'interesse della categoria” e di chi “non ha nulla da nascondere”.

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