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Cronaca

Incendio alla Carrozzeria Roggia, il titolare: «Ho avuto subito dei sospetti sul mio ex genero»

Emilio Bettiol, proprietario dei locali andati parzialemente in fumo nel maggio del 2020, ha deposto oggi, 27 marzo, nel corso del processo che vede come imputati la presunta "mente" del rogo, Siro Girardi, 48enne incensurato di Treviso, il 73enne Bruno Tommasini, veneziano ex esponente della Mala del Brenta ed Emilio Foccardi, 58enne, anche questo incensurato e residente nel capoluogo

«Sospettavo che si trattasse di Siro, visto che precedentemente al rogo aveva già commesso alcuni dispetti contro mia mia figlia. Si voleva vendicare per la separazione». Lo ha detto in aula, oggi 27 marzo, Emilio Bettiol, il 77enne titolare della carrozzeria Roggia di via Postumia a Treviso, andata parzialmente a fuoco nel maggio del 2020, causando la distruzione di almeno tre auto e danni che, complessivamente, sono ammontati a 660 mila euro. 

L'uomo ha deposto nel processo che vede sul banco degli accusati proprio Siro Girardi, 48enne incensurato di Treviso, il 73enne Bruno Tommasini, veneziano ex esponente della Mala del Brenta ed Emilio Foccardi, 58enne, anche questo incensurato e residente nel capoluogo. Girardi sarebbe stato, secondo le ipotesi della Procura, la "mente" del rogo, "appoggiato" come intermediario nell'organizzazione dell'incendio da Foccardi e Tommasini. L'esecutore materiale, il veneziano 40enne Jonathan Causin, già con vari precedenti alle spalle, era stato invece condannato a tre anni di reclusione, con il rito abbreviato, nel settembre del 2021.

Secondo quanto appurato dalle indagini Causin sarebbe entrato, di notte, all'interno della carrozzeria "armato" di un contenitore di liquido infiammabile e una bottiglia di alcol: forzata la porta d'ingresso avrebbe appiccato il fuoco (il primo tentativo sarebbe stato infruttuoso) collocando gli inneschi fra due veicoli (una Mercedes e una Range Rover) e sul cofano di una Bmw, a una decina di metri dal forno utilizzato per la verniciatura. Le fiamme sarebbero divampate in poco tempo, raggiungendo la temperatura di 300-400 gradi Celsius e mandando in frantumi i solai in policorbonato. 

Causin era stato incastrato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, da cui si era notata la sua auto in fuga, e dal segnale del cellulare che aveva utilizzato la notte del reato e che aveva intestato ad un prestanome. In questo modo gli investigatori erano così riusciti a capire i movimenti del 38enne che, dopo aver appiccato il rogo che aveva devastato la carrozzeria Roggia, aveva raggiunto il parcheggio del noto pub Colonial Inn di Silea per abbandonare gli abiti utilizzati durante il raid incendiario, oltre a inneschi fatti con dei rotoli di carta da cucina, la tanica e il contenitore dell'alcool, ritrovati solo alcuni mesi dopo.

Bettiol ha raccontato di essere stato svegliato di prima mattina da una telefonata della figlia che lo avvisava che la corrozzeria era andata a fuoco. «Ho visto le immagini - ha riferito al giudice - ho visto una persona con il viso coperto all'interno della carrozzeria dare il via alle fiamme. All'inizio ero convinto che si trattasse di Girardi ma poi, confrontandomi con mia moglie, mi sono accorto che non poteva essere lui perchè l'uomo nei frame delle telecamere era di corporatura più robusta. Ho comunque subito sospettato di Siro (Girardi, n.d.r.) che si era separato da mia figlia in malo modo e da subito aveva cominciato ad avere degli atteggiamenti minacciosi nei miei confronti. Tempo prima aveva manomesso tre macchine che le avevo dato con dello zucchero nel serbatoio». Per la Procura la prova regina contro Girardi, che avrebbe pagato 3mila euro per appiccare l'incendio nella correzzeria, sarebbe l'esame del telefonino di Causin, da cui gli inquirenti sarebbero riusciti a risalire a lui come mandante.

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