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Cronaca Sant'Erasmo

Tromba d'aria a Venezia, danni per milioni di euro: "Servono degli aiuti"

Dopo la paura di martedì i veneziani colpiti dal ciclone tra Sant'Elena e Sant'Erasmo già dalle ore successive al tornado si rimboccavano le maniche: "Non rimaniamo con le mani in mano"

I veneziani non stanno con le mani in mano. Già da ieri, già nel primo pomeriggio dopo quella maledetta tromba d'aria che ha seminato distruzione tra Sant'Elena, Sant'Erasmo, la Certosa e il Lido aveva iniziato, per quanto possibile, a rimboccarsi le maniche. Piccole cose, certo. Perché con le sole mani non si può far molto. Ma è il messaggio quello che conta. "Aiutateci, per favore", chiedevano al vicesindaco Sandro Simionato e all'assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Maggioni, ma era chiaro che intanto che la burocrazia ingrana le sue (lente) marce non ci si sarebbe fermati. Il Comune, come dichiarato nelle ore successive al tornado, chiederà lo stato di calamità naturale, anche se sono "tempi bui" da questo punto di vista, con il terremoto che ha sconquassato terre a poca distanza da qui. Le risorse Ca' Farsetti cercherà di trovarle tra le pieghe dei bilanci: si parla dei soldi accantonati per l'allargamento di via dell'Elettricità a Marghera, si parla di 4 milioni di euro attinti dai fondi della Legge Speciale. Azioni di solidarietà le ha prospettate anche il governatore del Veneto Luca Zaia in serata.

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Le buone intenzioni ci sono. Ma la gente non aspetta. A Sant'Erasmo, il punto forse dove si concentrano i maggiori danni (da milioni), sono isolani. Sono abituati a vivere tra le difficoltà. E questa è la più grande di tutte. "Questa è dura, ma ce la faremo", dicono. Ottanta aziende in ginocchio, stima la Coldiretti, "l'orto dei Dogi", come veniva chiamata, andato in malora, con la produzione di quest'anno compromessa. E poi una decina di case scoperchiate, una famiglia sfollata.

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Ma non si sono fermati neanche ieri, i veneziani. Con protezione civile e vigili del fuoco trasferitisi in massa sull'isola che stamattina continuano le loro operazioni di messa in sicurezza degli edifici. Anche i S.A.F., i pompieri "funamboli del cielo" che si calano dalle funi dall'alto sono arrivati per posizionare i teloni sui tetti scoperchiati. L'orgoglio dell'isola, il più vecchio albero di Sant'Erasmo, un "bagolaro" (Celtis australis) di 150 anni, non ce l'ha fatta a resistere. Forse è il simbolo di quanto accaduto qui.

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Migliaia gli alberi sradicati. Come alla Certosa, dove l'80% dei fusti non esiste più. Sradicato tutto. Solo buchi senza radici, come fossero state sganciate bombe dall'alto. Il parco naturale rimesso in sesto dopo anni di lavoro in cinque minuti si è "volatilizzato". Sul cimitero, chiuso per sicurezza, sono stati scagliati tronchi e rami: uno scenario apocalittico, con lapidi in frantumi e danni alle strutture. Danni, danni e ancora danni. Dove ti giri scopri dove è passato il ciclone dal fatto che lì non c'è più nulla. Un intero piano del chiostro sarebbe crollato sotto i colpi delle raffiche di vento.

E poi la società remiera Casteo a Sant'Elena, quasi completamente distrutta. Oltre trenta imbarcazioni ammassate l'una sull'altra, danni per 400mila euro. Già si chiede la solidarietà delle altre società del settore per aiutare chi è stato più colpito. Gravemente danneggiata la pineta dell'isola, forse il luogo più suggestivo della zona. La "casa" dell'Unione Venezia, lo stadio Penzo, in cui una porzione del muro di cinta della curva sud è stata abbattuta da un albero, gli ingressi gravemente danneggiati, il bar dei distinti "volato" per dieci metri.

Anche i pesanti container che l'istinto ti porta a considerare un'ancora di salvezza si sono alzati dal suolo. Come fossero di carta, come se la tromba d'aria volesse sfogare la propria rabbia primigenia in pochi metri. A Sant'Elena sono tanti, compresi alcuni bambini, a essersela vista brutta. Con alcune persone che hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso. Ma ora ci si rimbocca le maniche: adulti, anziani che hanno rivisto passare davanti ai propri occhi la tragedia del 1970 con 21 morti, e giovani. Gli aiuti arriveranno, devono arrivare. Sono stati promessi. Ma intanto la gente di Laguna si rimbocca le maniche.

 

VENEZIA COLPITA DAL CICLONE

IL VIDEO DELLA TROMBA D'ARIA DA YOUTUBE


 

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