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Cronaca Musile di Piave

I familiari di Mariarca disertano l'Aula: "Non vogliamo vedere in faccia quell'assassino"

Lunedì, all'udienza preliminare, è stata discussa la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Antonio Ascione. I congiunti spiegano perché non hanno voluto esserci

Lunedì, giorno in cui Antonio Ascione ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato nel procedimento che lo vede accusato di aver ucciso Maria Archetta Mennella, è stata notata un'assenza importante: quella dei familiari di lei, la 38enne originaria di Torre del Greco accoltellata a morte dall’ex marito la notte del 23 luglio 2017 nell’abitazione di Musile di Piave in cui si era trasferita. Gli stessi familiari tengono a precisare le ragioni per le quali hanno deciso di non presenziare: non certo per disinteresse, ma perché sapevano che sarebbe stato in aula anche il killer, “e non volevamo in alcun modo vederlo e guardalo negli occhi”.

Vicenda straziante

Ciò non toglie che i congiunti stiano cercando giustizia: tutti loro si sono costituiti parte civile, compresi i due figli minorenni rappresentati dalla zia materna Assunta su autorizzazione del giudice tutelare. Mentre la decisione di non presentarsi in aula è da considerarsi, appunto, una reazione. Scrive Studio 3A, che sta seguendo i familiari: "Una reazione comprensibile, considerato il crimine vile ed efferato commesso dal 44enne, a cui viene contestato l’omicidio con diverse aggravanti (premeditazione, futili motivi, vincolo di parentela, contro persona incapace di difendersi, essendo avvenuta l’aggressione mentre Mariarca era a letto che dormiva), ma anche il reato di minacce aggravate, avendo minacciato di morte l’ex moglie con un coltello pochi giorni prima del crimine".

"Lottiamo per i figli"

Non solo. Dietro c’è anche un’esigenza di tutela nei confronti dei figli minori di Maria Archetta. "Cerchiamo di proteggerli il più possibile da un processo che per loro sarebbe straziante - continua Studio 3A - considerato che si discute dell’assassinio della loro mamma e che alla sbarra c’è il loro padre". La battaglia dei congiunti della vittima continua per ottenere non solo una pena adeguata per l’imputato, ma anche un risarcimento che possa garantire ai due giovanissimi un futuro, gli studi e una prospettiva di vita migliore.

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