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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Torna in scena lo scandalo Mose: davanti al giudice Orsoni e Matteoli

Giovedì udienza preliminare a Venezia per coloro che a suo tempo non avevano patteggiato. L'ex ministro dovrebbe chiedere il trasferimento del procedimento, l'ex primo cittadino punterà su un processo alternativo

Giovedì sarà uno dei giorni cruciali della vicenda Mose, visto che torneranno d'attualità coloro che a suo tempo decisero di non patteggiare e, al contrario, giocare le proprie carte in Aula durante un processo. Sono dodici in totale gli indagati che compariranno giovedì davanti al giudice per le udienze preliminari Andrea Odoardo Comez, tra cui l'ex sindaco Giorgio Orsoni, che si dimise proprio sull'onda dello scandalo che ha terremotato la laguna. Altri nomi eccellenti sono quelli dell'ex ministro alle Infrastrutture Altero Matteoli, di Forza Italia, e l'eurodeputata Lia Sartori. Ma poi ci sono anche l’ex presidente della società Autostrada Venezia-Padova, Lino Brentan, l'imprenditore Erasmo Cinque, l'ex Presidente del Magistrato alle acque Maria Giovanna Piva, l'ex magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone.

Non dovrebbero esserci sorprese al termine delle varie udienze. Spetterà al Gup decidere per il rinvio a giudizio, e si vedrà se gli avvocati presenteranno eventuali richieste di rito abbreviato in base agli atti a disposizione. Di certo alcuni imputati chiederanno che l'eventuale processo venga celebrato lontano dalla laguna: è il caso dell'ex ministero Altero Matteoli, che potrebbe sottolineare come l'eventuale atto corruttivo contestato sarebbe stato compiuto a Roma. E non a Venezia. Gli avvocati difensori dell'ex sindaco Orsoni e dell'ex eurodeputata Lia Sartori, invece, potrebbero invece chiedere di mutare il proprio percorso stralciando la propria vicenda processuale visto il tipo di reato contestato non legato a fatti corruttivi. I due infatti devono rispondere di "finanziamento illecito ai partiti". In particolare all'ex titolare di Ca' Farsetti vengono contestate due presunte tranche di soldi in nero ricevuti nel proprio studio per mano di emissari di Giovanni Mazzacurati, l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova.

Questa maxi udienza arriva dopo l'ondata di patteggiamenti degli scorsi mesi che ha tolto dalla scena diversi protagonisti dell'inchiesta. Erano complessivamente 35 le persone raggiunte dai provvedimenti firmati dal gip Alberto Scaramuzza, ne sono rimaste dodici. Molti indagati illustri sono usciti di scena prima. E' il caso dell'ex presidente del Veneto Giancarlo Galan o dell'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso. Entrambi ora ai domiciliari per corruzione. Da parte sua, il pool che ha indagato - coordinato dal procuratore aggiunto Carlo Nordio e composto dai om Stefano Buccini e Stefano Ancillotto - chiederà giustizia poi nei confronti anche di alcuni tra imprenditori e funzionari della Regione Veneto sempre per corruzione.

In udienza dovrebbero presentare richiesta di costituzione quale parte civile la Regione del Veneto, il Comune di Venezia, il Ministero delle finanze e dello sviluppo economico, il Codacons, la Fip Industriale di Padova, associazioni ambientaliste e lo stesso concessionario unico per la realizzazione delle opere per la salvaguardia della città lagunare, il Consorzio Venezia Nuova, che all'epoca del presunto malaffare era presieduto da Giovanni Mazzacurati. Secondo l'accusa, quest'ultimo attraverso fondi neri costituiti con false fatturazioni dei lavori per il Mose pagava favori milionari. Le carte dell'inchiesta sono in 71 faldoni. Si tratta di oltre 70mila pagine di documenti, verbali, interrogatori e intercettazioni nonché atti relativi ai ricorsi al Riesame e ai vari patteggiamenti, per 30 anni di carcere complessivi, con il recupero per il Fondo della giustizia di poco meno di una decina di milioni di euro.

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