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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Udienza rinviata, Chisso resta in carcere: la battaglia si sposta di due settimane

L'avvocato Antonio Forza chiede la ricusazione del collegio dei giudici che ha disposto il carcere per l'ex assessore regionale. Appuntamento in Tribunale a Padova il 3 febbraio prossimo

Rinvio al 3 febbraio. La reclusione dell'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso continua, visto che l'udienza sulla richiesta di ricusazione del collegio di giudici che l'ha mandato in carcere, prevista mercoledì mattina a Padova, è stata aggiornata tra due settimane. Questo ha deciso il Riesame, in una battaglia che dura oramai da più di un mese.

La richiesta del legale difensore di Chisso, Antonio Forza, era una sola: la scarcerazione del suo assistito. Così non è stato. L'ex esponente della giunta Zaia, che ha patteggiato una pena di due anni e sei mesi di reclusione per corruzione nell'ambito dello scandalo Mose, si trova a Santa Maria Maggiore dal 17 dicembre scorso, quando gli sono stati revocati gli arresti domiciliari dai giudici.. Secondo i togati, infatti, Chisso sarebbe ancora "socialmente pericoloso" e in più non avrebbe ancora detto dove trovare i soldi ricevuti dalle presunte mazzette (secondo l'accusa si parla di circa 200mila euro ricevuti ogni anno dal Consorzio Venezia Nuova). Sul suo conto corrente c'erano solo 1.600 euro, dunque lo Stato per ora non ha avuto la possibilità di rivalersi sull'ex assessore, il quale dal canto suo rifiuta ogni addebito.

Dopo la traduzione in carcere, l'avvocato Antonio Forza aveva chiesto la ricusazione del collegio giudicante che aveva optato per l'aggravamento della pena detentiva. Secondo il legale, infatti, gli stessi giudici avevano già trattato il "caso Chisso" esprimendo a fine novembre giudizio negativo sulla possibilità di scontare parte della pena ai servizi sociali, prestando la propria opera per la fondazione Chiari di Mestre. Mercoledì mattina l'attesa era per l'esito dell'udienza, che avrebbe potuto portare Chisso fuori di prigione. Dopo la polemica a suon di comunicati che è scoppiata nei giorni scorsi sul "peso" del fascicolo del ricorso contro la carcerazione, tale da essere rimandato indietro per tre volte da Poste Italiane. 

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