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Cronaca

Lettere, manifestazioni e solidarietà agli studenti "che si fanno fregare"

L'Udu ha scritto al sindaco Brugnaro e oggi, venerdì, sarà a Verona per una mobilitazione in occasione della presenza del ministro dell'Università Anna Maria Bernini. Laboratorio Pandora torna sui "buchi neri" della città e Cgil va all'attacco

La frase del sindaco Luigi Brugnaro sulla stanza a 700 euro al mese, per cui uno studente "si farebbe fregare", ha fomentato critiche e mobilitazioni. Giovedì l'Unione degli studenti universitari di Venezia (Udu) che ha inviato una lettera al primo cittadino e nel pomeriggio gli studenti del Laboratorio climatico Pandora con un flash mob davanti allo stabile abbandonato di via Fratelli Bandiera di proprietà dell'Esu hanno sottolineato l'abbandono di strutture che potrebbero ospitare chi studia, chi si associa, ma anche le famiglie che non hanno casa.

«Siamo gli studenti universitari, quelli che in questi giorni si sono accampati da nord a sud, in tutta Italia, per denunciare una condizione che va avanti ormai da troppo tempo, soprattutto qui a Venezia - scrive Udu - Siamo inorriditi dalle parole del sindaco e dal suo cinismo, ma non ci sorprendono: è solo l'ennesima dimostrazione di quanto abbia perso il contatto con il mondo reale e con la città che dovrebbe amministrare».

Molti studenti già lavorano e studiano contemporaneamente, fa notare l'Unione. «Non lo facciamo per pagarci i capricci, lavoriamo per mantenerci gli studi, per pagare gli affitti folli di questa città. Lavoriamo perché altrimenti la possibilità di studiare ci verrebbe negata da un sistema che lascia indietro chi non è nato in un contesto agiato e favorevole». Il diritto allo studio è sancito dalla Costituzione. Per questo ci sono enti, come l'Esu, che hanno il compito di tradurre in pratica i sostegni per garantirlo, in base al reddito e al patrimonio.

Le residenze universitarie private

Il problema nasce se le risorse, statali e di conseguenza regionali, non sono sufficienti o vengono ripartite con altre logiche. I potenziali beneficiari si restringono, l'inflazione cavalca, e gli stipendi delle famiglie crescono (l'Italia non è un Paese che si contraddistingue per questo) molto più lentamente. Il gap genera una pressione più forte perché il diritto e la voglia di studiare accomuna trasversalmente molti giovani con storie diverse alle spalle, che hanno sogni, obbiettivi e passioni molto varie. Non comunque solo l'aspirazione al comando o al far parte della classe dirigente. «Il numero di laureati italiani nella fascia da 25 a 34 anni è del 28 per cento - scrive Udu - la media dei paesi Ocse è del 48. Il diritto allo studio ormai da tempo viene bistrattato, specie qui in Veneto e in particolare a Venezia, dove non ci sono nemmeno sufficienti fondi per garantire le borse di studio a tutti gli idonei, figuriamoci se parliamo di alloggi. Un sistema che si sostiene con la fatica di famiglie e lavoratori che ogni anno pagano i contributi allo Stato, non certo da chi evade il fisco».

C'è inoltre il tema delle residenze universitarie private.  «Sono quelle - scrivono gli studenti - a costare 700 euro al mese. Le stesse - argomentano -che peraltro la città vuole incentivare attraverso questo fantomatico progetto Venezia Città Campus, per darci definitivamente in pasto alle speculazioni del mercato immobiliare. E fuori città la situazione non è tanto migliore, anzi, i costi che deve sostenere uno studente pendolare sono poco più bassi di quelli che sostiene uno studente fuori sede».

Il collettivo Pandora

Ieri si è fatto sentire il Laboratorio climatico Pandora. I ragazzi erano davanti al Palazzo Adriatic di proprietà di Esu (Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) che solo nel 2019 ha visto la presentazione di un progetto di riqualificazione che non ha mai visto la luce. «Nella nostra città sono troppi gli spazi abbandonati e i "buchi neri" che, in piena crisi abitativa, sono chiusi, murati, in via di demolizione, e che non vedono progetti di riqualificazione volti a riaprirli - affermano i giovani del Laboratorio - Troppo spesso, la nostra amministrazione non attua delle reali politiche sociali ed economiche volte ai giovani e ai cittadini. Infatti, vediamo più di 2 mila case Ater e del comune sfitte, 48 alloggi in piazza Mercato che verranno abbattuti, e allo stesso tempo giovani studenti e lavoratori in grave difficoltà economica che aspettano solo di essere sfrattati». Un anno e mezzo fa la simbolica occupazione di uno dei padiglioni storici del complesso del ex Umberto I a Mestre, da parte del collettivo. «La soluzione al degrado - ribadiscono gli attivisti - non è murare palazzi e militarizzare le strade ma è ridare vita a tutti quegli spazi abbandonati che la nostra amministrazione sceglie di non vedere. Continueremo a mobilitarci per una città diversa, ricca di servizi e un reale welfare, che affronta la questione abitativa».

Qualche dato

Degli studenti che quest'anno avevano fatto richiesta di alloggio in una struttura convenzionata Esu a Venezia, cioè 1.144, sono state accettate 700 domande, ma sono stati assegnati 480 posti. Oltre 200 universitari in questo caso sono rimasti fuori perché non ci sono altre disponibilità. La soglia Isee prevede circa 24 mila annui di reddito con patrimonio pari a 37 mila per il Veneto (inferiore a quella nazionale di circa 10-12 mila euro). Rispetto a Verona e Padova, i posti letto Esu veneziani sono in linea: 460 Verona, 700 Padova (dove l'Ateneo è più grande) e 533 Venezia. Oggi, venerdì, gli studenti dell'Udu del Veneto sono a Verona per una mobilitazione in occasione della presenza del ministro dell'Università Anna Maria Bernini all'inaugurazione dell'anno accademico.

La Cgil di Venezia

La Camera del Lavoro di Venezia è intervenuta ieri sulla questione del diritto allo studio. «L'idea della destra è ben rappresentata dal sindaco Brugnaro - sostiene Daniele Giordano, segretario Cgil Venezia - Se sei un poveraccio, ammesso che tu non sia stato costretto ad andare a lavorare a 14 anni, forse ti diamo una mano con una borsa di studio che non copre nemmeno tutti i costi, se sei figlio di un operaio e per il nostro sistema fiscale sei un benestante allora ti tocca lavorare e spaccarti la schiena il doppio dei figli dei ricchi, che possono solo studiare. Il sindaco, accusando gli studenti di non essere in grado di trovare alloggi a posti accessibili, consiglia di trovarsi un lavoro e non aspettarsi soluzioni che vengano da altri. Il fatto è che molti studenti già lavorano perché le famiglie non possono sostenere i costi di un figlio fuori sede».

Riguardo alle offerte di lavoro che sono state rivolte subito da alcune categorie economiche agli studenti, per Giordano sembra vogliano ribadire che le università sono per "superwoman" e "superman" in grado di essere impegnati con il lavoro la sera e la notte, con la frequentazione delle lezioni la mattina, e con lo studio al pomeriggi,o per poi tornare in turno e via di seguito. Situazione a cui si aggiunge la necessità di rimanere in corso per non perdere il diritto alle agevolazioni sui contributi universitari e non pagare maggiorazioni (che arrivano fino al 40% nel caso in cui si vada fuori corso)».

La qualità del lavoro

«Non è una novità - prosegue Giordano - che studentesse e studenti durante gli studi lavorino in alberghi, ristoranti e bar. Così come non lo è il fatto che il più delle volte si tratti di contratti con retribuzioni scadenti e pochissime tutele, a chiamata e comunque in più del 90 per cento dei casi precari. Solo pochi giorni fa abbiamo denunciato la situazione grave che emerge dai dati sulle assunzioni del 2022. Pensiamo che non possa essere una soluzione appellarsi a studentesse e studenti, che spesso non hanno scelta, per ricoprire quelle mansioni che evidentemente i meno giovani non ritengono accettabili».

Nei primi mesi del 2023 la Cgil rileva un aumento dei contratti part time, che hanno sfondato la soglia del 30 per cento sulle attivazioni totali. «È facile capire come un contratto di poche ore non sia sufficiente a coprire le spese di un alloggio, oltre alle tasse universitarie ai materiali e al costo della vita - prosegue il sindacalista - Il tema che si pone, quindi, è legato alla visione della città: soffriamo di un costante calo della popolazione e un suo progressivo invecchiamento. La capacità di attrarre studenti si è più volte dimostrata una delle poche soluzioni percorribili per ripopolare i centri e costruire un'offerta di lavoro qualitativamente elevata».

Su Venezia città campus infine è scettica la Cgil veneziana. «Questi progetti con l’obiettivo esplicito di incrementare il numero di studenti nella città d’acqua e nella terraferma hanno una portata difficile da gestire e le dichiarazioni del sindaco di queste ore lo dimostrano». Vicinanza agli studenti è stata espressa dal Partito Democratico veneziano e dal gruppo consiliare "Tutta la città insieme!".

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