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Cronaca

Doccia fredda Unesco su Venezia. Su cause e soluzioni alla black list la politica si divide

Le reazioni di consiglieri, parlamentari e senatori al rapporto dell'organizzazione mondiale sulla città lagunare, che sarà trattato durante la sessione dei lavori in Cina dal 16 al 31 luglio

Con una lettera al prefetto Vittorio Zappalorto una settimana fa l'onorevole Nicola Pellicani aveva chiesto di convocare in un incontro i rappresentanti istituzionali, le categorie, i sindacati con l’obiettivo di aprire un confronto di merito sul Dossier Venezia. «Nel frattempo, alcune ore fa è arrivato l’ennesimo ultimatum dell’Unesco sulle grandi navi - dice Pellicani - E pochi giorni prima è circolata la notizia di un intervento del governo, sempre in tema di navi, per gestire la fase transitoria dei passaggi in Bacino San Marco e lungo il canale della Giudecca. Domani farò un question time in aula per chiedere lumi al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini». 

Il prefetto ha accolto la richiesta del parlamentare, ricordando che al momento il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica è in fase di organizzazione del prossimo G20 dell'economia. «Il fatto di prevedere lo svolgimento della kermesse internazionale in una città aperta senza gravose restrizioni alla libertà di movimento e alle attività economiche comporta un surplus di lavoro. Il tema rimane comunque di grande importanza e credo sarà opportuno affrontarlo in un momento successivo». «L’esperienza - commenta Pellicani -  insegna che nei momenti difficili, decisivi per il futuro della città, le scelte assunte a favore di Venezia, divenute fondamentali, hanno retto alla prova del tempo quando sono state il frutto di un confronto partecipato, come la Legge speciale del 1973». Tanti i problemi del Dossier Venezia, spiega il parlamentare veneziano, le grandi navi, il Mose, il turismo, la residenza, lo sviluppo di attività legate a cultura, ricerca e artigianato, le bonifiche e il rilancio di Porto Marghera. «Per affrontare temi di simile portata è necessario che la politica si confronti e decida». Secondo Pellicani a Venezia potrebbero insediarsi almeno cinque commissari: 2 per il Mose; 1 per le grandi navi; 1 per la bretella ferroviaria aeroportuale; 1 per la Zls (Zona logostica speciale). «Ci ritroviamo la città commissariata per obiettivi non sempre condivisi da tutti, perciò a rischio di fallimento: le decisioni spettano alla politica», conclude.

Sulla ripresa del Mose, (di cui l'Unesco ha parlato), e sull'Autorità per la laguna, è intervenuto anche il Partito Democratico veneziano, con la commissaria metropolitana Lia Quartapelle e il segretario comunale Giorgio Dodi. «Chiediamo al governo di far partire con la massima urgenza l’Autorità per la laguna, istituita nell’agosto del 2020, e di trasferire tutti i fondi necessari al completamento e alla correzione del sistema Mose e alla realizzazione delle opere complementari previste. Fondamentale, infine, è avviare il Centro internazionale di studi sui cambiamenti climatici, magari prevedendo che abbia sede in Arsenale». Venezia a rischio "lista nera": il capogruppo regionale di Fratelli d'IItalia Raffaele Speranzon non ha dubbi. «Il rapporto certifica l’irresponsabilità di tutti i governi che si sono succeduti nell’ultimo decennio: è chiaro che ora l'esecutivo dovrà agire con urgenza per dare risposte - dice -. Per le grandi navi c'è comunque già una bozza di accordo dal 2017, quando il Comitatone aveva deciso di dirigerle a Porto Marghera. Fratelli d'Italia è stata l'unica in Parlamento a votare a favore del mantenimento del porto in laguna, individuando Porto Marghera come soluzione alternativa: non si pensi di allontanare le navi per dirottarle su altri porti, dando un'altra mazzata alla nostra economia dopo l'aqua granda e il Covid», commenta Speranzon.

Il consigliere comunale Gianfranco Bettin (Verde e Progressista) su Venezia in lista nera Unesco ha un'idea ampia. «Serve una ripresa che non sia soltanto un ritorno al passato. Grandi navi, Mose, monocultura turistica, perdita di residenti: questi sono i punti attorno ai quali girano presente e futuro di Venezia e sui quali interviene l’Unesco. Non sono temi che nascono oggi: oltre al governo e al parlamento, l’amministrazione comunale va comunque chiamata alle proprie responsabilità. Quanto al Mose - conclude Bettin - tanti sono i problemi: l’impatto sull’ecosistema, la trappola in cui rinchiude il porto commerciale (e anche quello turistico). Il richiamo dell’Unesco, dunque, è rivolto anche al Comune, oltre che allo Stato».

Sul rischio per Venezia di essere messa nella black list dell'Unesco, «va preso seriamente e va evitato - scrive il senatore del Pd Andrea Ferrazzi, capogruppo in Commissione Ambiente e Territorio -. Bisogna fare subito tre cose: la prima è rendersi conto che Venezia è patrimonio dell'Umanità; la seconda: bisogna decidere, non possiamo più perdere tempo. Il governo ha deciso di portare il porto, nel lungo periodo, fuori dalla laguna ma bisogna trovare una soluzione nell'intermedio perché, questa è la terza cosa, Venezia senza il porto non può esistere - afferma - Ci sono diverse possibilità, per esempio tutto l'asse di Porto Marghera. Si decida insieme per la salvaguardia di Venezia».

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