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Cronaca

Uno dei due inquilini è l'assassino, ma quale? La Cassazione li assolve

Omicida in libertà dopo l'uccisione di un 27enne in un appartamento di Venezia. Impossibile stabilire al di là di ogni dubbio chi sia il colpevole

Una vicenda a suo modo paradossale. Perché di sicuro c'è una vittima, ma anche un assassino in libertà. Nel 2010 Wickramanayake Janeth Saminda, 27enne cingalese, venne ucciso con il coltello del pane da uno dei suoi due coinquilini. Nessun dubbio sul fatto che ci fossero solo loro due in casa al momento del delitto. Solo che secondo la Cassazione (la vicenda si è trascinata per cinque lunghi anni) non c'è la possibilità di stabilire al di là di ogni ragionevole dubbio chi sia l'effettivo colpevole dell'omicidio.

Per questo motivo i giudici hanno deciso di assolvere tutti. Una vicenda complessa che è iniziata il 10 aprile 2010: in un appartamento di Venezia scoppia un litigio al culmine del quale il giovane viene ucciso. Nell'immediatezza il magistrato titolare delle indagini dispone l'arresto di uno dei due inquilini, su cui si concentrarono gli accertamenti. Secondo l'altro cingalese il delitto sarebbe maturato per una discussione relativa al pagamento dell'affitto: l'omicida avrebbe quindi preso il coltello dalla cucina e ucciso il suo giovane interlocutore. Avrebbe cercato di togliere la vita anche all'altro coinquilino, ma quest'ultimo sarebbe riuscito a disarmarlo.

L'arrestato, però, aveva dato una versione diversa: lui si trovava in un'altra stanza quando aveva sentito delle urla. Erano gli altri due protagonisti della vicenda: uno avrebbe chiesto all'altro dei soldi per un permesso di soggiorno. L'arrestato si sarebbe messo in mezzo mentre la vittima stava minacciando l'altro con l'arma del delitto. Ma il 27enne venne disarmato e colpito al cuore. Insomma, due versioni entrambe plausibili ma molto diverse. Una delle due con ogni probabilità è quella corretta. Ma quale? In primo grado l'arrestato venne condannato a quindici anni di carcere, perché il suo racconto venne ritenuto poco plausibile.

Una nuova perizia, però, aveva riaperto il caso: entrambe le dinamiche raccontate dagli inquilini, in base a ferite e posizione del corpo, erano da ritenere plausibili. Per questo motivo il 19 luglio 2013 la Corte d’assise d’appello aveva assolto e scarcerato l'imputato dopo poco più di tre anni di galera (e ora partirà quindi l'iter risarcitorio). Nessuna prova schiacciante, dunque nessun colpevole.

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