Venezia e Firenze unite per rilanciare il turismo delle città d'arte
Un decalogo, quello delle due amministrazioni comunali, che verrà sottoposto al ministro Garavaglia. Varie le proposte, con regolamentazione della filiera del turismo, degli affitti brevi e del trasporto pubblico locale
Salvaguardia della filiera del turismo con sostegno agli operatori e incentivi, incremento dei fondi per il trasporto pubblico locale (Tpl) e norme specifiche per gli affitti brevi e la tutela del decoro e della sicurezza urbana. Sono questi alcuni dei punti del decalogo per il rilancio delle città d'arte pensati dalle città di Venezia e Firenze, contenute all'interno del documento "Città d'arte? #NONmetterledaparte". È a tutti gli effetti un manifesto quello presentato oggi in una video-conferenza congiunta dai primi cittadini Luigi Brugnaro e Dario Nardella, redatto sulla base delle proposte ed esigenze delle categorie sociali e che sarà presentato al ministro del Turismo Massimo Garavaglia.
Un decalogo per il rilancio delle città d'arte
Le azioni pensate per il rilancio delle città d'arte in periodo di epidemia sanitaria tengono in considerazione la situazione contingente e le necessità di salvaguardare aziende e lavoratori con aiuti concreti e incentivi di ripartenza, ma allo stesso tempo l'importanza di pensare a un modello di governance differente, che restituisca alle città un ruolo primario nel campo delle promozione del prodotto turistico. Il decalogo è suddiviso in tre capitoli, ognuno dei quali composto da differenti proposte per il rilancio.
Il primo riguarda nello specifico la salvaguardia della filiera del turismo e sottolinea l'importanza del sostegno economico a lavoratori ed aziende e dei necessari incentivi per il turismo in Italia; pone inoltre l'accento sulla necessità che attività, tour ed experience siano nelle mani di professionisti e sull'esigenza di una nuova normativa per le guide turistiche. Sul fronte dei trasporti le amministrazioni chiedono che venga incrementato il fondo nazionale per il Tpl e che sia sviluppato il settore del trasporto pubblico non di linea (taxi, Ncc).
L'ultimo punto riguarda invece le misure per la residenzialità, con le azioni ritenute necessarie per il rilancio. In particolare, l'obiettivo è quello di arrivare ad una miglior gestione degli affitti brevi, con una normativa nazionale che sia chiara, condivisa e definita. I sindaci nel corso della conferenza hanno posto l'attenzione sulla disparità tra chi offre servizi in maniera professionale (hotel e strutture ricettive riconosciute) e chi invece può farlo in modo non professionale, affidandosi a piattaforme online. «Le case affittate a scopo turistico - hanno sottolineato i sindaci - producono una concorrenza sleale nei confronti delle strutture alberghiere», anche sul piano fiscale.
Le proposte per gestire gli affitti brevi
Le proposte, in questo caso, sono due. Da una parte la modifica del Testo unico per l'edilizia, con l'introduzione della destinazione d'uso "residenziale-turistica", dall'altra la modifica alla normativa primaria sulle locazioni abitative. In particolare, con questa seconda opzione, come si legge nel decalogo, «le locazioni brevi di durata inferiori ai 30 giorni consecutivi, se riferite a immobili collocati in detti siti, si presumono svolte con finalità turistica, e costituiscono sempre attività ricettiva, a prescindere dalla durata complessiva della somma dei singoli contratti di locazione breve stipulati nel corso dell’anno». Per garantire la trasparenza, si chiede che i proprietari degli immobili destinati a locazioni brevi si iscrivano nell'apposito registro istituito nelle rispettive città: in questo modo solo gli immobili presenti a registro possono stipulare contratti di locazione, anche appoggiandosi ai portali online.
Guardando al regime fiscale, le locazioni brevi, nella proposta delle due città, dovrebbero esercitarsi in forma non imprenditoriale solo da parte di chi destini non più di 2 unità immobiliari nell'intero territorio comunale, e per non più di 90 giorni; per un periodo superiore ai 3 mesi, o per chi voglia affittare dai 3 immobili in su, dovrebbe scattare in automatico l'imprenditorialità. Chiudono il terzo capitolo proposte relative alla limitazione delle attività commerciali o dei prodotti in libera vendita, alla tutela del decoro e della sicurezza urbana, allo sviluppo delle smart control room per gestire in modo intelligente le città.
«Vogliamo indicare una strada per il rilancio del Paese - ha spiegato Brugnaro - Non possiamo pensare che l’Italia possa ripartire senza il coinvolgimento di eccellenze come le città d’arte, che hanno un forte potere di attrazione in quanto ambasciatrici dell’Italia nel mondo. Venezia e Firenze, legate da un forte legame storico, sono il simbolo della volontà di farcela. I centri storici delle città d’arte vivono di turismo intercontinentale e la filiera turistica sta soffrendo pesantemente la situazione determinata dalla pandemia. Insieme alle dieci azioni pragmatiche e operative contenute nel documento, proponiamo temi di prospettiva organizzativa delle città, che da troppo tempo ci affanniamo a raccontare restando, purtroppo, ancora poco ascoltati. Siamo convinti - ha aggiunto - che questo Governo possa fare bene, ma è necessario che apra una discussione seria con i sindaci che hanno voglia di ripartire immediatamente mentre prosegue la campagna vaccinale».
Scarpa, Ava: «Un provvedimento di grande interesse»
L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo da Ava (Associazione veneziana albergatori). «Si tratta di un provvedimento che riteniamo di grande interesse e che sarà oggetto di un approfondimento da parte del nostro consiglio direttivo. - ha detto il direttore Claudio Scarpa - Nel frattempo ringraziamo il sindaco Luigi Brugnaro e l’assessore Simone Venturini per la volontà e l’impegno nel sostenere la nostra categoria, che a Venezia sta vivendo una crisi drammatica». Allo stesso tempo, Tommaso Tanzilli, direttore Federalberghi Roma con cui da sempre Ava è gemellata, lancia un appello al suo Comune, chiedendo di unirsi all’iniziativa e dialogare con Venezia: «Roma, Firenze e Venezia. Da sempre queste tre città hanno lavorato insieme - ha detto - e hanno fatto squadra nel turismo. Nell’immaginario collettivo mondiale costituiscono il percorso classico per uno straniero che viene in Italia. L’assenza di Roma in questa iniziativa è incomprensibile è preoccupante».