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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Jesolo

All'inferno e ritorno, il racconto di Rino Polato: "E' stato terribile, ho pensato di morire"

Il 59enne è tornato sabato mattina in Italia. In una nota ha raccontato l'accaduto e soprattutto ha voluto salutare il cugino, ucciso da dei banditi armati in una favela di Rio de Janeiro

"E' stata una terribile e imprevedibile fatalità". Così Rino Polato descrive la tragedia di giovedì scorso, quando con il cugino Roberto Bardella, 52enne, è stato aggredito da una banda di malavitosi locali in una favela di Rio. Bardella ha avuto la peggio, morendo sul colpo per degli spari che l'hanno raggiunto alla testa e al braccio mentre si trovava in sella alla sua moto con l'intenzione di raggiungere la costa. Polato è stato invece sequestrato per 2 ore in un veicolo bianco, nel cui bagagliaio è stato caricato il cadavere di Bardella. Momenti terribili. "Io e Roberto eravamo appena rientrati dalla visita del Cristo Redentore di Rio - racconta Polato in un comunicato - stavamo uscendo dalla città di Rio de Janeiro in direzione nord, verso la costa, quando, seguendo le indicazioni del navigatore, siamo entrati nel quartiere che di lì a poco si sarebbe dimostrato un quartiere pericolosissimo".

Viene quindi confermata dal 59enne che lì ci sono finiti per caso. Per una tragica fatalità. "Roberto, davanti a me, in moto, si è introdotto nelle strade del quartiere - continua - una banda, probabilmente di delinquenti comuni, ci ha attaccato, forse scambiandoci per poliziotti, e hanno colpito con armi da fuoco il povero Roberto". Dettagli già resi noti della autorità brasiliane ma che anche a distanza di giorni lasciano basiti. Polato viene preso in ostaggio: "Da quel momento la storia è terribile - sottolinea - fino a quando mi hanno miracolosamente rilasciato, dopo circa due ore mezzo in cui ho pensato di morire". Deve essere sembrata un'eternità. In questi difficili momenti, però, Polato intende soprattutto ricordare la figura di Roberto Bardella, che ha lasciato un vuoto enorme nei suoi famigliari e in tutta Jesolo.

Ucciso senza avere alcuna colpa: "Vorrei far sapere che io e Roberto stavano facendo una bellissima vacanza in moto, sognata da due anni, e che ci ha visti partire da Assuncion, in Paraguay, per poi proseguire per le Cascate di Iguazoo, Copacabana, il nord del Brasile, per poi proseguire e visitare il Venezuela, l’Equador, la Columbia, il Perù, il Cile, la Bolivia e rientrare in Paraguay". Un viaggio da sogno che si è tradotto in incubo: "Io e Roberto abbiamo sempre pianificato e studiato accuratamente i nostri percorsi e i nostri viaggi - precisa Polato - Mai un incidente, mai un inghippo grave, mai una violenza a nostro carico da parte delle bellissime popolazioni che abbiamo incontrato lungo le strade percorse. Quella di giovedì è stata una terribile e imprevedibile fatalità che, nel giro di pochi secondi, ci ha scaraventato dalla tranquillità al dramma e ha spento i nostri sogni da viaggiatori consapevoli e coscienti dei rischi cui andavano incontro".

Il ricordo di Roberto Bardella è commovente: "La sua presenza e il suo sorriso sarà sempre con me - conclude Polato - Era un vero viaggiatore e un grande motociclista e ha, di sicuro, ancora negli occhi le bellezze del nostro viaggio e i profumi della stupenda Rio. Grazie per quello che ci hai donato e per il tuo sguardo, sempre rivolto avanti e pronto a scoprire quanta strada c’è ancora da fare, piuttosto che quella è stata già fatta". Il 59enne ha voluto ringraziare le autorità del consolato italiano e la polizia brasiliana per la loro professionalità. 

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