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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Campagna contro il turismo selvaggio: "Venezia sarà una città fantasma"

Parte la campagna pubblicitaria che ha l'obiettivo denunciare la massificazione turistica e la desertificazione delle attività locali in centro storico: "Non siamo comparse a Veniceland" è lo slogan

"Non siamo comparse a Veniceland": la posizione degli artigiani sul futuro della laguna è abbastanza eloquente e lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria realizzata dalla Confartigianato di Venezia ne è la prova.

L'obiettivo della categoria - alcuni si sono trasformati in veri e propri testimonial, presenti su dei manifesti che saranno affissi in città - è quello di "denunciare la massificazione turistica e la desertificazione delle attività locali in centro storico per scuotere le coscienze della nuova amministrazione e di chi arriva in laguna: nel giro di una ventina d’anni Venezia rischia di trasformarsi in una città fantasma dedicata esclusivamente alle attività turistiche e ricettive, dove i veneziani e le botteghe locali non esisteranno più". La paura è che Venezia possa perdere quel fascino fatto di antiche arti e mestieri a solo vantaggio del divertimento mordi e fuggi: il rischio c'è, ma non è detto che, invece, la città non possa crescere e attirare più turisti innamorati del centro storico e dei gioielli che può offrire, anche dietro il bancone di un negozio.

Gianni de Checchi, segretario Confartigianato Venezia: "Vogliamo lanciare un grido d’allarme: Venezia sta perdendo le sue attività artigianali, i suoi residenti e la sua vitalità. Non una campagna “contro” qualcuno, ma un modo per dire anche alle istituzioni di qualsiasi ordine e grado che una soluzione è urgente, che Venezia contiene ancora al proprio interno gli anticorpi per rigenerare quel tessuto di piccole imprese che l’ha caratterizzata per secoli. E noi di Confartigianato alcune proposte le abbiamo".

I dati riportati sono impressionanti: "Se tutti concordano su una presenza vicina ai 21 milioni di presenze annue che gravano per la quasi totalità sul centro storico - spiegano gli artigiani - ci troviamo nella situazione di circa 365 turisti per abitante. Significa circa 20 volte Ibiza, 3 volte Formentera e 6 volte Las Vegas". Il problema è che si tratta di una tipologia di turista essenzialmente non pernottante, mentre la quota di turismo consapevole e con discreta capacità di spesa si sta sempre più assottigliando a favore di un turismo sempre più frettoloso, con scarsa capacità di spesa e scarsamente consapevole.

"Negli ultimi 20 anni - denuncia Confartigianato - Venezia ha perso 270 attività artigianali definite tipiche e tradizionali. Calcoliamo inoltre che circa 200 attività definite artigiane hanno inoltre mantenuto la loro iscrizione all’albo delle imprese, ma hanno sostanzialmente modificato strutturalmente e stabilmente la loro attività a favore di un mero commercio di prodotti industriali, spesso di provenienza cinese, a basso valore aggiunto e a basso costo per rispondere a una domanda crescente di questo genere di prodotti. Sono numeri enormi, che danno l’idea di una città che ha perso quello che è stato per secoli il vero e proprio tessuto connettivo socio economico cittadino, che rendeva Venezia una città viva, vitale e vissuta, e  involvendo verso un’offerta sempre più banale, omologata, indifferenziata, priva di qualità, di tradizione e di cultura".

"Questa è la ragione per cui Confartigianato Venezia guarda con attenzione e spirito di collaborazione alle iniziative che tenacemente resistono all’omologazione e si oppongono alla in-cultura del brutto e del banale. Ed è vicina a quanti, artigiani, piccoli commercianti, persone di cultura, della ristorazione di qualità, fautori dell’innovazione, pensano e lavorano per una Venezia viva in tutte le sue componenti, e non per una “Veniceland” tanto desolata quanto schiacciata da milioni di turisti mordi e fuggi". L'unica soluzione, si conclude, è quella di introdurre una sorta di contributo di scopo attraverso il quale fornire alla città le risorse adeguate per governare meglio i flussi e per pagare i costi enormi della massa turistica.

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