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Cronaca Carpenedo / Via Santa Maria dei Battuti

Le ossa del marito trattate come un rifiuto, la denuncia di un'84enne

Voleva trasferire i resti del caro estinto da Campalto a Mestre, ma l'addetto di Veritas ha trasformato l'operazione in un vero e proprio incubo

Doveva essere un momento di sollievo, un gesto che avrebbe portato serenità e soddisfazione, invece si è rivelato fonte di un ultimo, terribile dolore: una 84enne di Favaro che aveva deciso di far trasferire i resti del marito nel cimitero di Mestre si è infatti scontrata con il servizio funebre Veritas, che davanti ai suoi occhi ha trattato la cassetta funeraria come un pacco qualunque o, peggio ancora, come un rifiuto. La storia è raccontata sulle pagine del Gazzettino.

ODISSEA FUNEBRE – Diciotto anni fa, quando il marito della donna è deceduto, l'unica possibilità di sepoltura per l'uomo era il camposanto di Campalto, visto che in tutti gli altri terreni consacrati del Comune non c'era posto. I resti dell'anziano furono inumati in terra, e tre anni fa la bara è stata riesumata e ciò che restava dell'uomo spostato in una cassetta funeraria, sempre custodita a Campalto. Terminati i lavori al cimitero di Santa Maria dei Battuti, però, si era finalmente liberato uno spazio nel camposanto e la vedova ha quindi deciso di far trasferire le ossa del marito, assieme a quelle della madre di lui, custodite a Venezia, in un loculo “mestrino”, riunendo quindi la famiglia in un ultimo, simbolico abbraccio. La donna ha quindi chiamato Veritas e pagato il servizio di trasferimento, senza sapere a cosa sarebbe andata incontro.

UN COLPO AL CUORE - Il 29 maggio l'84enne, accompagnata da un addetto della ditta di onoranze funebri Busolin, si è recata al cimitero di Campalto per presenziare alle operazioni di trasferimento, che però non si svolsero affatto come si era immaginata: il mezzo Veritas che si presentò davanti alla donna (lautamente pagato, ricorda lei) era un Ape Piaggio utilizzato per la pulizia delle strade dalla spazzatura. L’operatore avrebbe poi preteso di trasportare la cassetta utilizzando una carriola nella quale erano persino presenti attrezzi da lavoro e, arrivati al mezzo a tre ruote, l'urna è stata piazzata sul sedile del passeggero come un banale pacco da consegnare. La donna, ancora sconvolta, ha quindi deciso di scrivere all’amministratore delegato di Veritas Adriano Tolomei: un simile comportamento irrispettoso e dolente, sostiene l'84enne, non deve più ripetersi con altre persone.

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