rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Zaia contro l'apertura di moschee: "Finché i casini non saranno risolti"

Il presidente del Veneto si dice contrario: "Voglio un incontro con gli imam". Poi chiede che i sermoni siano in italiano, idea che piace anche al patriarca

Di nuova moschea nella terraferma veneziana, tra Marghera e Mestre, si era parlato a lungo prima della caduta della giunta Orsoni. Poi lo scenario è cambiato: niente più sindaco, niente più Consiglio comunale. E soprattutto in mezzo ci sono stati scombussolamenti enormi in fatto di politica internazionale, con una indagine che in Veneto sta cercando di far luce sui meccanismi di proselitismo dell'islamismo radicale. Insomma, forse mai come in questo momento l'argomento "moschee" diventa un tema caldo, su cui ha voluto dire la propria anche il presidente del Veneto Luca Zaia, il quale ha chiesto che non venga dato il permesso di loro nuove aperture in Italia finché non sarà fatta chiarezza dalle indagini sulle cellule islamiche scoperte nel Paese.

"Finché i casini non saranno chiariti - aggiunge il titolare di palazzo Balbi -, sono contrario all'apertura di nuove moschee, che non sono un problema in quanto tali, ma in quanto non sono previste garanzie per i cittadini. Se anziché una moschea, si parlasse di aprire un tempio buddista, il cittadino non si preoccuperebbe. Il vero tema - ragiona - è legato al fatto che, purtroppo, a torto o a ragione, l'Islam viene associato a una certa idea, sulla base della quale dubbi e paura sono giustificati nei cittadini. Hanno ragione anche le forze di polizia - prosegue -, quando denunciano di essere sotto organico. E vorrei sentire adesso quelli che definivano esagerati i miei allarmi, quando le cose sono andate proprio così. Oggi governano loro e non possono fare finta di non sentire gli appelli". Il presidente ha dunque invitato gli imam a prendere le distanze dai proclami di violenza: "Non vedo sbagliata - ha concluso - l'idea di un incontro, che probabilmente riuscirò ad organizzare per la prossima settimana, con chi è qui". Zaia ha anche detto ad alcuni predicatori che ha già incontrato che sarebbe importante passare ai sermoni in italiano, "per un motivo di trasparenza"

Proprio questa, secondo Il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, potrebbe essere una buona strategia per procedere con un'integrazione reale. "Ci sono delle situazioni difficili - spiega il prelato - in cui non bisogna pensare che ogni persona che non viene dal nostro ambiente sia un potenziale aggressore". Ma nello stesso tempo, continua monsignor Moraglia, "è vero che bisogna anche vigilare perché la solidarietà, l'accoglienza, devono anche declinarsi con la legalità, con la serenità dei nostri quartieri e delle nostre strade". Riferendosi alla proposta dei sermoni in italiano nelle moschee islamiche, il patriarca rileva che "tutto può aiutare ad una fiducia reciproca: constatare di fatto che ci sono dei messaggi tranquillizzanti nei sermoni penso sia una cosa buona, auspicabile, che aiuti, apra le porte". "Un'operazione - secondo monsignor Moraglia - di chiarezza e di trasparenza che forse non toglie nulla a nessuno e permette di avere un rapporto di fiducia fondata".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Zaia contro l'apertura di moschee: "Finché i casini non saranno risolti"

VeneziaToday è in caricamento