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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

«Con 2 metri di distanza tra i tavoli, i ristoranti non possono aprire»

Il governatore in conferenza stampa ha commentato le linee guida per le riaperture, con particolare riferimento a quelle legate alla ristorazione

«Stiamo lavorando sulle aperture, ho visto il dibattito che è nato sulla distanza sui tavoli di 2 metri, di certo con questa disposizione i ristoranti non aprono, chiudono. Ieri sono intervenuto proprio su questo punto, posso assicurare che stiamo lavorando per trovare una soluzione, ma dobbiamo aspettare responso». Con queste parole il presidente della Regione Luca Zaia ha commentato le reazioni delle ultime ore di associazioni di categoria e ristoratori che vedono una condanna definitiva nella riapertura dei locali con certe disposizioni.

Sull'argomento è intervenuta Confesercenti, che trova la maggior parte delle misure proposte di buon senso; tra queste l'utilizzo di spazi esterni, la distanza di 1 metro tra tavoli all'esterno, l'areazione dei locali, i menu digitali e la raccomandazione sulle prenotazioni. «Ma la distanza obbligatoria ipotizzata di 2 metri tra i tavoli all’interno dei locali - ha detto Emiliano Biraku, coordinatore per il centro storico veneziano - sarebbe una restrizione inapplicabile per molti pubblici esercizi veneziani, creando così nuove forme di disuguaglianze con chi può permettersi ad avere spazio esterno. In questi tempi difficili, occorre pensare a tutti, e non lasciare indietro nessuno».

L'associazione da una parte si è dimostratata grata all'amministrazione comunale per l'ampliamento dei plateatici per il 2021, «misura necessaria per dare un certo respiro», ma dall'altra non risparmia critiche al nuovo Governo, da cui «stiamo ancora aspettando un cambio di passo sulla programmazione della ripartenza e sui protocolli di sicurezza».

La richiesta sui ristori

Altro aspetto chiave è quello dei ristori. Per Biraku, i ristori che arriveranno dallo scostamento di bilancio approvato ieri dal Consiglio dei Ministri non dovranno essere distribuiti a pioggia ma ad un comparto, quello dei pubblici esercizi, che è quello più colpito dalle prolungate chiusure del primo e secondo lockdown.

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