Covid, in attesa di un Dpcm "storico". Zaia: «Serve un patto sociale»
Giornata record per i decessi della seconda ondata: 107 morti in Veneto. Su i ricoveri. Il presidente: «è perché continuano gli assembramenti. Rispetto per chi a Natale sarà negli ospedali»
Rispetto ai 47.332 test Covid fatti nelle ultime 24 ore in Veneto, sugli oltre 2 milioni e 800 mila da inizio pandemia, i contagi rilevati sono 2.535 nelle ultime 24 ore. L'incidenza è molto inferiore rispetto alla prima ondata, spiega il presidente del Veneto Luca Zaia. Eppure abbiamo passato i 3000 ricoveri, +98 in regione in 24 ore, comprese le 330 terapie intensive, scese di 9 (il 29 marzo erano 356). La pressione sulle strutture ospedaliere resta forte, «è perchè non abbiamo avuto il lockdown e continuano assembramenti e feste», afferma il governatore.
Per i decessi è il giorno record: 107 morti, il valore più alto della seconda fase della pandemia: si va verso i 4 mila, da febbraio scorso. «Ci vuole un nuovo patto sociale sul Covid. Oggi non abbiamo più paura - ribadisce Zaia - Lo si vive come un problema altrui. Forse non moriremo di Covid, è vero. Ma moriremo d'altro per l'impossibilità di curare altre patologie. Non certo perché le strutture sanitarie siano insufficienti. Ma perché vengono messe, a causa degli assembramenti, sempre più sotto stress. È come dire - continua Zaia - il sistema bancario è in salute. Certo è che se ogni risparmiatore va a ritirare i propri risparmi, il circuito va in collasso». Mai come in questi giorni il presidente continua a portare esempi sull'utilità, non abbastanza compresa, della somma dei comportamenti singoli per ottenere un risultato generale. «Serve la collaborazione dei cittadini - afferma - Si abbia rispetto di coloro che a Natale saranno negli ospedali a lavorare o perché malati».
Ieri vertice delle regioni con i ministri Roberto Speranza, della Salute, e Francesco Boccia dell'Autonomia. «Tutti i colleghi hanno messo al primo punto delle richieste la campagna di informazione. Perché il viaggio da qui ad aprile è troppo lungo per lasciarlo in gestione ai Dpcm governativi e alle ordinanze regionali, cioè con l'imposizione». Inutile, spiega il presidente, «concentrarsi sulla montagna, sui teatri o sui cinema, occorre normare l'assembramento; ci sia una regola perequativa per tutte le località e ci siano i ristori. Abbiamo proposto la terza via, cioè garantire l'impianto sciistico a chi soggiorna nelle località turistica per recuperare un minimo di attività, ma abbiamo capito che la posizione del governo è ferrea. Il problema delle piste chiuse qui e aperte altrove l'abbiamo sollevato, e i ministri hanno risposto che stanno lavorando affinché tutto sia chiuso». Domani nuovo incontro con il governo in mattinata. «Siamo in attesa di un Dpcm storico - dice Zaia - Appena lo avremo daremo il nostro parere. Vorremmo essere coinvolti. Riguarderà le feste ma anche tutta la fase dei picchi influenzali di gennaio. Quanto alle piste da sci, la politica estera del governo si misurerà su questo».