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Economia

Tremano le aziende: lievitano i costi delle materie prime sempre più introvabili

9.340 micro, piccole e medie imprese del territorio oltre alla crisi della pandemia sono in balia di queste tensioni. L'analisi della Confartigianato Metropolitana. «Soffrono tutte, ma in particolare edilizia e manifatturiero»

Più di 9 mila imprese in sofferenza in provincia di Venezia: lievitano i costi delle materie prime sempre più introvabili. Manifatturiero ed edilizia i settori più sotto pressione. Gli aumenti continui stanno facendo saltare i conti delle aziende costrette a erodere i già corti margini di guadagno per non far lievitare troppo il prezzo finale del manufatto. Nell'edilizia difficoltà addirittura a reperire prodotti e lavorati per il superbonus al 110%, come gli infissi o i pannelli isolanti. A fare il quadro dell'emergenza la Confartigianato Metropolitana.

L'inarrestabile aumento dei prezzi delle materie prime è cominciato a inizio anno e non conosce tregua. Costi alle stelle, penuria negli approvvigionamenti e impossibilità di programmare i lavori, secondo gli ultimi dati del report elaborato dall'Ufficio studi della Confartigianato, stanno mettendo sotto pressione 9.340 micro, piccole e medie imprese del territorio che, oltre alla crisi della pandemia, sono in balia di queste tensioni speculative. Da gennaio ad oggi, per esempio, il ferro è aumentato del +88,1%, il rame del +73, 4%, l’acciaio dell'oltre il +100%, Pvc e polipropilene del 90%, il legno del +70%.

«In questo momento di tentativo di ripresa le speculazioni internazionali stanno facendo un grandissimo danno – commenta il presidente della Confartigianato Metropolitana Siro Martin -. Nell'edilizia, ad esempio, è diventato quasi impossibile mantenere i prezzi preventivati qualche mese prima alla committenza, e queste difficoltà, sommate a quelle del difficile approvvigionamento, stanno ancor di più frenando il settore, i relativi bonus e l'intera filiera lunga. Stesso problema nella manifattura, dove i costi crescenti delle materie prime si riversano poi sul prodotto finito, e a sua volta sul cliente finale ma soprattutto non consentono all'azienda di fare una corretta pianificazione economica».

Mediamente, infatti, secondo l'Ufficio studi della Confartigianato, ad aprile 2021 i prezzi di beni indifferenziati indispensabili per le aziende sono aumentati del 33,4% rispetto a un anno prima, con un'accelerazione dei rincari che a marzo di quest'anno si è attestata al +24% rispetto allo stesso mese del 2020. Analizzando i dettagli dello studio, nel segmento manifatturiero (moda ma anche infissi, legno, mobili, carpenteria e via dicendo) le aziende veneziane maggiormente esposte a queste tensioni speculative sono 1.930, e danno lavoro a 22.838 addetti. Peggio nell'edilizia, dove alla gran richiesta teorica di lavoro corrisponde la difficoltà operativa di 7.410 imprese che danno occupazione a 22.200 addetti e che, denunciano difficoltà nel reperire prodotti e lavorati, come gli infissi o i pannelli isolanti.

«Il rischio è che si inneschi un aumento dell'inflazione. Per arginare questo fenomeno le imprese possono fare ben poco - osserva Martin - occorre che intervenga la politica. Nel comparto degli appalti pubblici, la pressione a livello nazionale anche di Confartigianato ha spinto il legislatore a varare un apposito disegno di legge che prevede finanziamenti ad hoc che, se la corsa al rialzo non si fermerà, sarà necessario valutare anche per i contratti con i privati. Stiamo diffondendo la prassi delle clausole di tutela nei contratti, ovvero la possibilità, davanti un aumento non gestibile, di poter rimodulare l'offerta. Mentre le nostre imprese stanno cercano di riagganciare la ripresa, l'ostacolo oggi non è più solo la pandemia o l'emergenza sanitaria, ma la speculazione sulle materie prime carissime, se non introvabili e, quando va bene, i tempi di consegna lunghissimi».

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