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Economia Marghera / Porto Marghera

Chiusura del Cracking, proteste e mobilitazioni. La solidarietà del Pd

L'annuncio di Eni Versalis, inizio delle operazioni di fermata dell'impianto il 9 maggio

La notizia della chiusura del cracking nel petrolchimico di Porto Marghera, dal 9 maggio, non ha mancato di suscitare reazioni. Ieri si sono incontrati a Venezia i sindacati territoriali, le rsu e l’Eni per un aggiornamento del piano di riconversione del sito industriale. «Dopo un’ampia spiegazione dei nuovi progetti sono emersi chiaramente i ritardi che ad oggi Eni ha accumulato. La cosa non è per niente rassicurante e si intravedono film già visti in passato in cui Eni presentava molteplici investimenti per poi fare poco o nulla - commenta il segretario Filctem Cgil, Davide Camuccio -. Su un unico aspetto la società è precisa nei tempi: la fermata degli impianti cracking e aromatici, dal 9 maggio, mentre i piani di riconversione iniziano tutti dal 2023, se va bene. Ribadiamo tutta la nostra contrarietà alla fermata dell'impianto che vuol dire dare un colpo mortale alla continuità produttiva di Ferrara e Mantova. Ad oggi non ci sono stati passi avanti rispetto gli investimenti in logistica che avrebbero dovuto essere fatti prima della fermata dell’impianto proprio per garantire sicurezza ed efficienza del rifornimento via pipeline ai siti a valle. Incomprensibile - continua Camuccio - il silenzio del ministero delle Attività Produttive. Ciò che ci sta presentando Eni è una scelta unilaterale che porterà in futuro un pesante impoverimento del lavoro a Porto Marghera. Siamo pronti alla protesta e alla mobilitazione». 

«Siamo vicini - argomenta la segretaria comunale del Partito Democratico, Monica Sambo - ai lavoratori del cracking di Marghera ai quali va la nostra solidarietà. Purtroppo dal sindaco nessun impegno per la tutela del lavoro e la garanzia della riconversione del cracking. È necessario un impegno serio e concreto sul tema, e garanzie che non si limitino solo ad alcuni annunci. L'eventuale chiusura senza riconversione potrebbe comportare ripercussioni sulla tenuta dei servizi integrati dell’area industriale. Porto Marghera rappresenta uno dei siti più inquinati d’Europa e potrebbe realmente essere un simbolo, anche internazionale, per gli interventi di transizione ecologica e come obiettivo del Pnrr. Abbiamo raccolto l’invito dei sindacati aderendo alla proposta di un confronto allargato e ho sollecitato più volte i capigruppo di maggioranza: in questi anni sono state perse moltissime occasioni, a partire dalle ex aree Syndial fino ad arrivare ai fondi del Pnrr, che Brugnaro ha deciso di investire nel Bosco dello sport invece che sul futuro di Porto Marghera».

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