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Economia

Nuovo codice anticrisi per le piccole e medie imprese: i costi lieviteranno a 58 milioni per le aziende

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

Tra gli adempimenti imposti dal nuovo “Codice della crisi e dell’insolvenza”, l’obbligo esteso a tutte le imprese di inviare telematicamente i corrispettivi all’Agenzia delle Entrate e le nuove disposizioni sul contrasto all’omesso versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti delle aziende che lavorano in subappalto, secondo l’Ufficio studi della CGIA le Pmi della provincia di Venezia subiranno un aumento dei costi burocratici complessivi pari ad almeno 58 milioni di euro. Vediamo gli effetti delle singole misure.

Nuovo “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”

Per evitare il fallimento delle Pmi, il legislatore ha introdotto questo codice anticrisi che impone anche alle Srl di piccole dimensioni di nominare un organo di controllo composto o da un collegio sindacale o da un sindaco unico o da un revisore dei conti. Operazione che  obbliga, tra le altre cose, la modifica dello statuto societario. L’obbiettivo di questa misura ? Rilevare precocemente i primi segnali di crisi di una azienda attraverso la tempestiva adozione di misure idonee a superarla, quando possibile, o a regolarla, prima  dell’insolvenza conclamata. I costi per adempiere agli obblighi imposti dal “Codice della  crisi d’impresa e dell’insolvenza” sono molto importanti: secondo un’elaborazione della CGIA su dati Cerved sulle micro e sulle Pmi della provincia di Venezia ammonterebbero complessivamente a 45,5 milioni di euro anche se nel proseguo degli anni potrebbero far risparmiare al sistema economico veneziano circa 100 milioni. Tuttavia, se i costi iniziali sono certi, diversamente sarà molto difficile “quantificare” i vantaggi futuri legati agli ipotetici mancati fallimenti aziendali. «Purtroppo, i tempi e i costi della burocrazia – segnala il Presidente della CGIA Roberto Bottan – sono diventati un dramma che caratterizza negativamente una larga parte dell’economia del nostro Paese. In particolar modo le nostre imprese, essendo prevalentemente di piccola dimensione, non dispongono di strutture amministrative interne in grado di fronteggiare queste problematiche, pertanto sono costrette a ricorrere a consulenze spesso molto onerose».

Invio e memorizzazione telematica dei corrispettivi

Il Decreto legge  n° 119 del 2018 ha introdotto l’obbligo di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri all’Agenzia delle Entrate; l’obbligo, entrato in vigore l’1 luglio 2019 per le aziende con fatturato  superiore a 400.000 euro è stato esteso a tutti gli altri operatori a partire dallo scorso 1 gennaio. Per le piccole e micro aziende la memorizzazione e la trasmissione telematica dei corrispettivi dovranno essere effettuate tramite un registratore telematico. Tra chi lo dovrà acquistare perché per legge fino ad ora non era obbligato ad averlo, chi lo dovrà sostituire o dovrà solo aggiornare quello attualmente in possesso, l’Ufficio studi della CGIA stima in 25 mila le unità produttive veneziane interessate dall’operazione. Al netto dei benefici fiscali riconducibili all’ammortamento del costo, l’aggravio  per ogni azienda è stimato in circa 300 euro. Per adempiere a questo obbligo, pertanto, le piccole e micro aziende veneziane hanno dovuto sostenere un costo complessivo una tantum di circa 7,5 milioni di euro. Fino al prossimo 30 giugno, comunque, sarà in vigore un periodo transitorio di sospensione delle sanzioni, pur essendo vigente l’obbligo dell’invio.

Stretta sugli appalti: obbligo invio copia versamenti ritenute Irpef

Con il decreto fiscale collegato alla manovra di Bilancio 2020 che è stato approvato definitivamente nel dicembre scorso,   viene ora disposto l’obbligo, per chi affida il compimento di un’opera o un servizio di importo annuo superiore a 200 mila euro, di richiedere all’impresa appaltatrice o affidataria e alle imprese subappaltarici, copia degli attestati di versamento delle ritenute operate sulle retribuzioni corrisposte al personale impiegato nell’esecuzione delle opere o dei servizi affidati. Adempimento, ricorda la CGIA,  che ha l’obbiettivo di contrastare il mancato versamento delle ritenute Irpef dei dipendenti; irregolarità, quest’ultima,  molto diffusa nelle filiere del settore edile. In caso di mancata risposta, oppure se risultano omessi o insufficienti versamenti, il committente dovrà sospendere il pagamento dei corrispettivi maturati dall’impresa. Pertanto, queste disposizioni obbligheranno queste attività ad inviare le deleghe e le informazioni necessarie per verificare il versamento delle ritenute, ovviamente con costi aggiuntivi che l’Ufficio studi della CGIA stima, per le imprese della provincia veneziana,  in almeno 5 milioni di euro all’anno. Operazione, tra l’altro, molto complessa, visto che l’alta flessibilità presente nel settore edile, ad esempio,  porta moltissime piccole imprese a lavorare per più di un committente, anche nello stesso giorno

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