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Manca personale, i Consulenti del lavoro pensano a dei tirocini

Gobat: «Forse alcune professionalità in città potranno essere coperte dai rifugiati e profughi». Dibattito sul costo della manodopera: «Scontiamo burocrazia e costi indiretti»

«Apprendiamo di chef famosi che lamentano di non trovare personale. E in risposta molti affermano che dipende dal fatto che i lavoratori vengono pagati poco e che i giovani preferiscono per questo andare all’estero. Il costo del lavoro in Italia è un problema che noi Consulenti del lavoro conosciamo bene e per cui chiediamo soluzioni da molto tempo». È quanto afferma Patrizia Gobat, presidente dell’ordine dei Consulenti del lavoro di Venezia.

«In Italia, abbiamo una contrattazione collettiva datata ed eccessivamente complicata – spiega Gobat - e sappiamo benissimo che la paga di un cameriere al quarto livello non va oltre i 1.200 euro. Tuttavia, non possiamo avere paghe alte come in Gran Bretagna perché, ad esempio, in Italia si pagano 14 mensilità, una di Tfr e una di ferie, che gli altri Paesi non hanno. Le tutele sul lavoro generano anche burocrazia e costi indiretti. Per queste ragioni alle aziende italiane il dipendente costa due volte e mezza quello che in realtà percepisce in busta paga».

«Risolvere questo problema non è semplice – continua –, ma bisogna ragionarci seriamente perché a queste problematiche si lega anche il dibattito sul salario minimo, che potrebbe essere un provvedimento giusto, ma se lo applicassimo a tutti su chi graverebbero gli oneri sul lavoro che ne verrebbero di conseguenza? Ricordiamoci che le imprese, e quelle turistiche in particolare, escono da due anni di pandemia e di chiusura e ancora oggi scontano gravi difficoltà, come il reperimento della manodopera, nonché i rincari delle materie prime e dell’energia: non potrebbero farsi carico di ulteriori oneri». Ma si pensa agli stagionali e ai rifugiati e profughi, anche cittadini ucraini.

«Forse alcune professionalità potranno essere coperte – aggiunge Gobat –. La Fondazione dei Consulenti per il lavoro ha attivato un sistema di tirocini di sei mesi per questi lavoratori, che possono essere usufruiti dalle aziende e potrebbero essere una buona soluzione: un tirocinio infatti sconta l’assicurazione Inail per gli infortuni e non è gravato da contribuzione». E conclude: «Questa iniziativa può diventare dunque una buona occasione, a patto che ci sia anche la collaborazione da parte delle associazioni umanitarie che si occupano dell’ingresso di queste persone».

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