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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Rinnovi dei contratti collettivi di lavoro: il tessile protesta, il calzaturiero firma l'accordo

Oggi la sigla: 70 euro di aumento sui minimi in tre anni. La parola passa ai lavoratori. Sistema moda e abbigliamento, sindacati: «Confindustria va avanti per conto proprio, un errore». Manifestazioni in Veneto e in tutta Italia

Mentre per il contratto collettivo nazionale del Sistema moda Italia (Smi), federazione tessile e moda, domani martedì 22 giugno è previsto un presidio in piazza Castello a Vicenza per manifestare contro il mancato rinnovo, il comparto delle calzature ha chiuso oggi un'ipotesi di accordo con 70 euro di aumento sui minimi per il triennio 2020-23. «Il settore tessile abbigliamento - commenta Michele Corso, segretario generale Filctem Cgil Veneto - ha una struttura produttiva di filiera dove coesistono grandi aziende e un tessuto di piccole e medie imprese che ne costituiscono l’ossatura portante e operano nei distretti territoriali in modalità interconnessa. Per preservare le caratteristiche di unicità ed esclusività, per poter competere nella globalizzazione e salvaguardare le competenze, è necessario prevedere progetti di investimento a breve, medio e lungo periodo; prevedere percorsi di formazione continua e attuare una gestione di governo condivisa tra le parti, datoriali e sindacali, idonea al rilancio del sistema moda». 

Per Corso è fondamentale rilanciare il settore attraverso azioni contrattuali per «aggredire il piano inclinato (per cause strutturali, di sistema Paese, di mercato e per la pandemia) lungo il quale sta scivolando Smi. Diventa fondamentale rafforzare il ruolo della contrattazione di primo e secondo livello». Per il sindacalista «va prorogato il blocco dei licenziamenti (che scade fra dieci giorni) e rinnovato il contratto collettivo di lavoro. È sbagliata - continua - la posizione di Confindustria che vuole imporre la gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro; modificare materie quali la flessibilità, gli straordinari e gli orari di lavoro, le ferie a uso e consumo del sistema delle imprese, per non parlare della proposta scandalosa di aumento di 56 euro lordi in tre anni». Domani sono previsti presidi in tutta Italia e in Veneto. 

Diverso il clima per il settore delle calzature. Oggi, lunedì 21 giugno, è stata firmata a Milano, tra le rappresentanze sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e i rappresentanti di Assocalzaturifici (l’associazione confindustriale di settore), l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale del settore calzaturiero scaduto il 31 dicembre 2019. Un Ccnl che interessa circa 80 mila addetti in quasi 5800 aziende.
 L’intesa prevede un aumento sui minimi salariali di 70 euro (quarto livello), suddiviso in tre tranche: dal primo dicembre 2021, 25 euro; dal primo settembre 2022, 25 euro; dal primo luglio 2023, 20 euro. 
Per quanto riguarda il welfare, viene confermato l’impianto contrattuale per la previdenza integrativa, Previmoda, e per la previdenza sanitaria, Sanimoda.


«Dal punto di vista sociale, il rinnovo di questo contratto nazionale di lavoro è determinante, essendo quello delle calzature il settore più colpito dalla pandemia Covid, poiché dimostra un forte impegno delle parti per costruire le basi della ripresa economica e di una gestione congiunta di tutela e rilancio del settore», hanno dichiarato Sonia Paoloni (Filctem), Raffaele Salvatoni (Femca), Daniela Piras (Uiltec). 
Tra gli elementi di novità del contratto c'è l’aumento della banca ore individuale, elevata a 42 ore. In tema di diritti individuali viene recepita la legge Cirinnà per quanto riguarda i permessi e i congedi. Aumentata da 4 a 8 mesi l’aspettativa non retribuita e recepiti gli accordi interconfederali sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro. 

La parola passa ora ai lavoratori che nelle assemblee nei luoghi di lavoro voteranno l’accordo.
 

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